Kitti è
arrivata pochi anni fa, neolaureata, in Italia dall'Ungheria. Ha
trovato lavoro come fisioterapista a Savona. Matteo, suo collega
italiano, l'ha corteggiata insistentemente. Ora convivono
serenamente.
Krisztina
è ungherese, a Milano per studio. Ha conosciuto Luca, italiano, che
è diventato il suo fidanzato. Ora pensa di trasferirsi in Italia,
definitivamente, per sposarlo.
Sono
esempi di coppie italo-ungheresi, un genere di “coppia
mista” (ungh. vegyes pár)
che sembra in crescita (qualche centinaio di persone sui circa 10
mila ungheresi presenti in Italia).
Mentre in
USA, Inghilterra e Francia è diffuso dall'epoca delle colonie, in
Italia il fenomeno delle coppie miste è recente: una ventina d'anni,
conseguenza dei processi migratori
È un
fenomeno in crescita. In Italia, concentrate nel Nord, ci sono oltre
600mila coppie miste, intese come quelle dove un partner è
straniero: per i tre quarti straniera è la donna, in prevalenza del
Nord e dell'Est Europa (romene, polacche, ucraine ecc.); nel restante
quarto lo straniero è uomo, in prevalenza del Nord- Africa.
I
motivi della crescita delle famiglie miste, un vero e proprio boom da
un decennio, sono svariati. Limitandoci alle coppie italo-ungheresi,
si può affermare che l'occasione di instaurare una relazione stabile
è data prevalentemente dal lavoro e dallo studio (la “generazione
Erasmus”, grazie anche ai social network, appare la più coinvolta).
Non appare rilevante invece il turismo, occasione tuttalpiù di
avventure occasionali. Una stima verosimile fa dire che oltre l'80%
delle coppie italo-ungheresi è formata da un uomo italiano (più
galante?) e una donna ungherese (più bella?), e che tali coppie sono
molto più frequenti in Italia che in Ungheria.
Quali
problemi, ma anche quali opportunità, derivano da tale fenomeno?
Intendiamoci:
qualsiasi coppia è l'unione di due diversità ed è una scommessa.
Ma nelle coppie cosiddette “miste”
(aggettivo, in genere, enfatizzato per le coppie “West
versus the Rest”, cioè dove un partner non è “occidentale”)
il tema della diversità culturale appare predominante e non facile
da affrontare. Non è un caso che i fallimenti (separazioni e
divorzi) siano maggiori nelle coppie miste rispetto a quelle
tradizionali.
Parliamo
dunque di relazioni di coppia italo-ungherese, in forma di matrimonio
(ungh. házasság)
o di convivenza (ungh. élettársi
közösség).
Dal
punto di vista macrosociale, il processo di integrazione di chi è
straniero – sia in Italia che in Ungheria – non sembra dar luogo
a modalità negative, ghettizzanti come la separazione
(il gruppo etnico straniero si chiude in sé) o la marginalizzazione
(perdita d'identità).
Le
modalità di acculturazione
(cambiamenti
nel comportamento e nella psicologia dopo il contatto tra culture
diverse) avvengono prevalentemente in modo biculturale,
cioè lo straniero mantiene la cultura d'origine e acquisisce quella
nuova.
Quindi
è un'integrazione positiva, anche se non manca il fenomeno negativo
dell'assimilazione (la
persona perde la sua identità culturale minoritaria e acquisisce
solo quella maggioritaria), presente negli italo-ungheresi di seconda
generazione, cioè tra i figli delle coppie miste. La diffusione di
associazioni interculturali, come anche lo sviluppo di scambi
culturali nella rete, potrebbero evitare tale limite.
In generale, i matrimoni di convenienza o per necessità non sembrano
presenti nelle unioni italo-ungheresi, basate perlopiù su un'unione
intellettuale o su chance di cambiamento culturale.
Come già osservato in precedenza (v. post del 23 marzo '15), le
diversità culturali tra italiani e ungheresi non sono differenze di
civiltà, anzi i due popoli condividono molti usi e costumi, i valori
sono in gran parte comuni: elementi che favoriscono il successo delle
coppie miste italo-ungheresi.
Le diversità però ci sono, come ci possono essere pregiudizi
negativi: esserne consapevoli aiuta la coppia a superare le
difficoltà.
Eccone alcune diversità di cui tener conto.
In Ungheria la divisione tra Stato e Chiesa è netta, mentre in
Italia il matrimonio religioso si intreccia con quello civile.
In Italia esiste l'istituto della separazione, che precede il
divorzio (almeno 3 anni, anche se il Parlamento sta riducendo tale
periodo); in Ungheria si arriva in poche settimane al divorzio, se la
coppia lo decide.
La differenza tra uomo e donna all'interno della famiglia appare
ancora marcata (a svantaggio della donna), sia in Italia che in
Ungheria. Sul lavoro tali differenze, ingiustificabili, si riducono,
specie in Ungheria, dove la donna si è maggiormente emancipata.
La religione prevalente nei due Paesi è quella cattolica, con una
forte presenza protestante in Ungheria però. Comunque, entrambe le
società sono molto laiche, tanto che i rapporti prematrimoniali
sono di fatto la regola.
Le diversità nella gestione del tempo e dell'economia domestica,
sopratutto quella nell'educazione dei figli, non sono ostacoli
insormontabili se la dinamica di coppia è inclusiva di entrambe le
culture. Per evitare incomprensioni, particolare attenzione va
dedicata alle due lingue, che sopratutto i figli dovrebbero conoscere
poiché sono all'origine anche dei significati diversi attribuiti
alle parole o ai modi di esprimersi.
Comunque, viva le coppie miste, che rappresentano un laboratorio
sociale per sperimentare pratiche interculturali capaci di migliorare
il mondo in cui viviamo.
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