domenica 30 giugno 2013

Magyarul 2: editoria ungherese attenta.

Continua il viaggio dedicato a chi desidera studiare l’ungherese (magyarul) in Italia.
Dopo la 1° tappa (il 16 giugno), dedicata all'editoria italiana, questa riguarda l’editoria ungherese, più attenta di quella italiana ai testi ungherese-italiano.
Naturalmente, le librerie ungheresi sono ben fornite di testi per apprendere la propria lingua. Anche in questo caso – come per l’editoria italiana – ho prodotto una bibliografia, che però non ha pretesa di completezza. Mi sono limitato ai testi sulla lingua ungherese utilizzati nelle università italiane e a qualche testo più semplice.
Come ho accennato nel precedente post, il libro di testo più diffuso in Italia è il Manuale della lingua ungherese di Pál Fábián (1970). Necessiterebbe di un aggiornamento, anche per tener conto degli americanismi che – nel frattempo – hanno invaso l’ungherese, fenomeno che Fábián cercò di arginare col “movimento per la difesa della lingua ungherese” (Nyelvművelő mozgalom).
Altri libri di testo importanti sono quelli di Durst (2005), Erdos-Prileszky (2010), Hegedus (2004), Hlavacska (2002), Korchamaros (2007).
Meno impegnativi, anche se non meno rigorosi, i testi di Fábián e Gheno (2003 e 1986) sulle locuzioni e i modi di dire della lingua italiana - un utile ausilio all’apprendimento dell’ungherese - oppure il sintetico testo di grammatica della Német (1997).

Segnalo anche due libri ungheresi sulla lingua italiana (non sono gli unici), reversibili nell’uso, cioè utilizzabili anche dagli italiani:
·        AA.VV., Vigyázz, olasz! (Grimm, 2006)
·        Király Rudolf, Tanuljunk kögyorsan olaszul! (G&A Kiadó, 1997)
Il primo è una raccolta di espressioni e frasi fatte del linguaggio verbale utilizzato nella vita quotidiana (parolacce comprese).
Il secondo è un facile testo per apprendere l’italiano partendo da esercizi in ungherese.

Per procurarsi i libri ungheresi, oltre che nelle librerie online, suggerisco ... l’Ungheria.
Budapest è piena di librerie e si raggiunge in aereo (da Milano in un’ora e mezza), spendendo anche solo 20 euro (A/R!) con un volo low cost. Gli ungheresi dicono: meg éri!, “ne vale la pena!”.

mercoledì 26 giugno 2013

Anno culturale, 1° bilancio: relazioni sì, stampa no.

Andrea Osvárt, volto del
Magyar-Olasz Kulturális Évad 2013
Quando il 17 dicembre 2012 è stato presentato a Roma l’anno della cultura italiana in Ungheria e della cultura ungherese in Italia (Magyar-Olasz Kulturális Évad), l’ambizione dei due Ministeri degli Esteri era forte. Rinsaldare i rapporti di amicizia tra i due Paesi in vari settori (culturale, turistico, gastronomico, scientifico, diplomatico), in particolare tramite gli Incontri (Találkozások) e le principali espressioni della Creatività (kreativitás). Per questa stagione culturale è stato trovato anche un volto rappresentativo: quello della brava e bella attrice ungherese Andrea Osvárt, da molti anni in Italia.
Giunti a metà strada, azzardo un primo bilancio, magari utile per migliorare il percorso.

In Italia erano previste circa quaranta manifestazioni, non solo a Roma. Questo numero è già stato superato e, per fine anno, sarà raddoppiato. Gli enti più impegnati appaiono l’Accademia d’Ungheria di Roma e, naturalmente, l’Ambasciata di Roma e il Consolato generale di Milano. Ma appaiono molto attive anche realtà periferiche, agevolate dalla presenza di associazioni italo-ungheresi: in Veneto, Friuli, Liguria, Emilia.-Romagna, Toscana. Purtroppo, risulta assente il Sud.
Il livello culturale delle diverse iniziative è di alta qualità. Limitate, invece, appaiono le iniziative in campo gastronomico e turistico. A quest’ultimo proposito, interpellati, tacciono l’ente italiano (Enit, Roma) ma anche l’Ufficio Turistico Ungherese (Milano), nonostante un flusso annuale di un milione di turisti nei due sensi.
L’altro limite rilevante appare quello della comunicazione. Sito e blog dedicati alla stagione culturale sono solo ungheresi, pur con pagine in italiano. Soprattutto, non sembrano coinvolti i grandi mass media: l’eco sulla stampa è invisibile. Col risultato che, in alcuni casi, le pregevoli iniziative non vengono conosciute da un vasto pubblico.
Ben riuscite le iniziative a Milano sulla moda (oltre a quella, straordinaria, per l’adesione dell’Ungheria all’Expo 2015), ma limitate di numero, anche per la una scarsa attenzione da parte delle istituzioni locali (Comune, Provincia, Regione). La crisi economica che attanaglia gli enti locali italiani si rileva anche dalla quasi assenza di iniziative da parte dei quasi ottanta comuni gemellati con comuni ungheresi. Qualche remora  sembra esserci per la situazione politica in Ungheria, di cui i media italiani parlano raramente e quasi esclusivamente per sottolinearne i pericoli (atteggiamento riduttivo, come quello dei media stranieri che parlano dell’Italia solo per le sue presunte anomalie). Ciò è forse comprensibile, ma non giustificabile, visto che si tratta di amicizia tra popoli e non di affinità politiche.

In Ungheria le iniziative sono prevalentemente promosse dall’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, molto impegnato pur nella carenza di fondi. La maggior parte delle iniziative risultano quindi svolgersi nella capitale magiara. Probabilmente, altre ne avvengono nelle città storicamente più attente a lingua e cultura italiane (Debrecen, Pécs, Piliscsaba., Szeged), ma il sito ufficiale non le riporta. Anche in questo Paese il livello culturale appare alto; soprattutto, l’impatto sui mass media risulta maggiore.

A fine anno si trarranno le conclusioni, ma credo si possa già dire che nel complesso sono state rivitalizzate le relazioni tra italiani e ungheresi, le quali appaiono tanto più durature quanto riescono a incontrare bisogni e desideri delle comunità locali, oltre che degli studiosi.

- Il sito ungherese (in italiano) della stagione culturale italo-ungherese 2013

lunedì 24 giugno 2013

LIBRI. Scrittori ungheresi alla ribalta.

Sándor Márai a Napoli
dove soggiornò dal '48 al '52
La letteratura ungherese in genere è poco tradotta e, quindi, poco diffusa.
È dunque un evento poco frequente l’uscita di due libri di autori ungheresi.
Sono stati da poco pubblicati in Italia:
 §    Márai Sándor, Sinbad torna a casa (Adelphi),
 §    Pressburger Giorgio, Storia umana e inumana (Bompiani).

Il primo libro è la nuova edizione di un romanzo di Sándor Márai, pseudonimo di Sándor Grossschmid de Mára (1900-1989). È forse lo scrittore ungherese più conosciuto in Italia (con Ferenc Molnár, autore de I ragazzi della via Pal), soprattutto per i romanzi psicologici Le braci e L’eredità di Eszter.
Di lui sto leggendo il romanzo di formazione, Confessioni di un borghese, un viaggio nella memoria alla scoperta di se stesso in un mondo che cambia drammaticamente.
La biografia stessa di Márai è un romanzo, concluso tragicamente col suicidio negli Usa. Già nel 1948 lasciò l’Ungheria per i dissapori col regime socialista (anche se nel 1917 aveva fondato il Movimento Clandestino degli Scrittori Comunisti;  poi negli anni ’30 entrò in conflitto col regime fascista di Horthy). Viaggiò in lungo e in largo per tutta l’Europa, Italia compresa.
Questo intellettuale ungarikum rappresenta le crisi sofferte di valori e ideali del XX secolo in Europa. Uno scrittore che, anche all’estero, ha voluto sempre scrivere in ungherese, contribuendo così alla diffusione della letteratura magiara. Nel 1990 l’Ungheria gli dedicò, postumo, il premio Kossuth, il riconoscimento maggiore nel campo di scienza, arte e letteratura.
Sinbad torna a casa è del 1940, stagione della guerra, e vede protagonista il narratore ungherese Gyula Krúdy, leggendario personaggio della bohème letteraria del primo ‘900. È un viaggio un po’ chapliniano nella memoria, che adombra il futuro dello stesso Márai: spirito inquieto e cantore del passato che vive ai margini di una Storia matrigna.

Il secondo libro è dell’ungherese naturalizzato italiano Giorgio Pressburger (1937): contiene le due ultime parti di una trilogia “dantesca”, iniziata con Nel regno oscuro (2008) e portata a termine con Nella regione profonda e Nei boschi felici, pubblicati assieme in questa Storia umana e inumana. Un libro che è la sintesi della storia travagliata di un regista e scrittore mitteleuropeo come Pressburger, ungherese di origine ebraica. Una storia divisa in capitoli/canti che attraversa la cultura e la storia del Novecento, con le sue lacerazioni, affermando infine la centralità dell’amore, pur contradditorio come lo è il mondo. “La vita vissuta, la cultura amata, il dolore e il desiderio, la ricerca di libertà e di giustizia tendono verso un punto invisibile che colloca il senso di ogni storia, della Storia umana e inumana, nella coincidenza degli opposti, nella contraddizione e nell’intreccio inestricabile di bene e di male” (Giulio Ferroni sul manifesto).
Pressburger è noto in Italia e all’estero, oltre che per i suoi libri, per le sue regie teatrali e radiofoniche, nonché come intellettuale attivo in molti campi. Tra l’altro, è stato ideatore - e direttore artistico dal ’99 al 2003 - del Mittelfest, festival di danza, musica e teatro dei Paesi dell’Europa centrale e balcanica, che si svolge ogni anno a Cividale del Friuli.

mercoledì 19 giugno 2013

21° Sziget Festival (Budapest): intervista ai BBM

Dal 1993 è cresciuto molto e nel 2012 ha ottenuto anche il premio come migliore dei grandi festival europei ( European Festival Awards). È il Sziget Festival che si svolge a Budapest su un’isola del Danubio (Duna in ungherese). Sziget significa appunto “isola” (pronuncia “sighet”) e si riferisce all’isola di Obuda, che ospita la kermesse a 2 km dal centro di Budapest.
È un grande evento musicale (il terzo al mondo!), ma anche multimediale. Oltre alla musica (pop, elettronica, rock, hip hop, metal, reggae, afro, folk, jazz, classica, world music ecc.), nella settimana dal 5 al 12 agosto l’evento propone artisti da tutto il mondo, di vario genere: teatro, danza, video. E inoltre: tattoo, piercing point, sport estremi, cucina internazionale, spazio bimbi e camping. L’organizzazione e l’accoglienza appaiono efficienti. Il festival è apprezzato anche per la sensibilità in favore dei diritti umani, in particolare delle minoranze etniche, sessuali e dei meno garantiti.
Come negli anni scorsi, anche gruppi italiani partecipano al festival. Nell’edizione 2013 viene confermato un palco (ce ne sono 24) dedicato alla musica italiana, il Puglia Sounds Mambo stage, con una trentina di band. Tra le altre, si esibiranno quelle che hanno vinto i 5 contest organizzati in Italia dal Sziget Sound Fest. In particolare, al Magnolia di Milano si è affermato il new funk dei Black Beat Movement, band nata a Milano lo scorso anno, con già all’attivo un primo ep omonimo e vari concerti.
I BBM provengono da varie esperienze e progetti. Sono formati da: Naima Faraò (vocal), Jacopo Boschi (guitar), Luca Bologna (bass), Riccardo Bruno (drums, percussions), Luca Specchio (saxophone, keyboards), DJ Agly (scratches).

Naima ha cortesemente rilasciato una breve intervista a questo blog.

Perché vi siete messi insieme e che tipo di musica suonate?
Black Beat Movement è un progetto nato da poco più di un anno dall'unione di musicisti con backgrounds differenti, appartenenti  a diversi progetti ormai avviati della scena musicale italiana (Vallanzaska, Rezophonic e Rootical Foundation) e nuovi talenti. L'elemento comune a tutti è sicuramente la passione per la black music e la voglia di sperimentare e fondere tra loro vari generi. Questo ci ha portato ad avere un sound molto contaminato ma riconoscibile in cui spaziamo liberamente tra funk, neo soul, d'n'b, reggae e rap concentrando la nostra ricerca sulle nuove evoluzioni dei ritmi black e dei sound più urbani. La nostra è una sorta di esplorazione, ci piace dire "we are in a beat odyssey", alla ricerca di un sound tutto nostro frutto dei gusti, degli ascolti e dello stile di ogni componente della band. 

Chi scrive i testi e compone la musica delle vostre canzoni?
I nostri brani nascono dalla libera sperimentazione in sala prove. Ognuno di noi porta delle idee che poi vengono sviluppate insieme. I testi fino ad ora li ho scritti io e mi piacerebbe continuare a farlo! Scrivo di viaggi, stati d'animo, esperienze, amore, vita quotidiana e attualità. Ognuno di noi comunque è libero di dire la sua e fare delle proposte che poi vengono valutate insieme. 

La vostra musica a quali esperienze artistiche fa riferimento?
La nostra musica fondamentalmente è la fusione dei nostri ascolti. Sicuramente tra gli artisti a cui ci ispiriamo rientrano D'Angelo, Erykah Badu, N.E.R.D., The Roots, Roni Size, Dub Mafia, Jamiroquai, Portished, Massive Attack e la maggior parte degli artisti appartenenti al Bristol Sound.

Cosa vi aspettate dalla vostra partecipazione al Sziget Festival?
Speravamo di oltrepassare il confine dopo il disco vero e proprio e invece inaspettatamente questa occasione è arrivata prima, avendo solo un Ep alle spalle e tanti live che abbiamo fatto e faremo prima di andare a Budapest.
Essendo così freschi come progetto non so cosa aspettarmi! Sicuramente aver vinto il concorso è stata la ciliegina sulla torta di un anno di impegno e intenso lavoro. Questa opportunità ci darà la carica per essere ancora più motivati a portare avanti il tutto. Lo Sziget è un festival enorme dove passano quattrocento mila visitatori ogni anno, cercheremo di conquistare tutte le persone che saranno sotto palco a sentirci! 

Che accoglienza vi aspettate, in particolare, dal pubblico ungherese?
Speriamo in un'accoglienza calorosa e cercheremo di far cavalcare l'onda Black Beat Movement anche al pubblico ungherese e non solo! 

- Il sito dei BBM
- Il sito italiano del Sziget festival

domenica 16 giugno 2013

Lingua ungherese: editoria italiana misera.

Quali possibilità ha un italiano di studiare l’ungherese?
Per rispondere a questa domanda, posterò vari argomenti: editoria in Italia e in Ungheria, risorse online, corsi universitari e non, riviste.

Cominciamo dalla situazione dell’editoria italiana.  
Il panorama è desolante. Persino nelle grandi librerie è difficile trovare qualcosa sulla lingua ungherese (mentre nelle librerie in Ungheria è facile imbattersi in libri d’italiano).
Da internet ho raccolto tutti i testi pubblicati in Italia dal dopoguerra (bibliografia).
Sono 39 in tutto (qualcosa sarà sfuggita), in parte introvabili. Una miseria.
Oltre due terzi sono grammatiche o dizionari (solo per turisti, nessuno di grande formato).
Circa un terzo sono testi bilingue, di letteratura varia, cui aggiungere gli almanacchi dell’Osservatorio letterario (Edizioni O.L.F.A. di Ferrara) di cui scriverò nel post dedicato alle riviste.

Gli editori non rischiano. Zanichelli ha pubblicato una serie di mini-dizionari e aveva previsto anche “il mini di ungherese”; ha rinunciato perché si aspetta poche vendite e c’è una gran crisi. Nel novembre 2012 a Milano si è svolto un interessante convegno: I rapporti tra Italia e Ungheria dal Medioevo a oggi; non si trova un editore disposto a pubblicarne gli atti.
Insomma, chi vuole imparare l’ungherese come autodidatta ha pochissimo da leggere o ascoltare.
In pratica, solo due testi di formato ridotto, utilizzati anche nelle università: la Grammatica ungherese di Alexandra Foresto (cm 10,5x16,5, 238 pp, Vallardi, 2007); il Dizionario compatto ungherese-italiano, italiano-ungherese di Zsuzsanna Fábián e Júlia Vásárhelyi (cm 13x18, 408 pp, Zanichelli, 2003).
L’anno scorso è uscita una Guida alla lingua ungherese di Paolo Driussi (Franco Angeli, 2012), ma è un testo per utenti già esperti o studenti universitari.
Sono disponibili testi universitari? Sì, ma solo di editori ungheresi (!), difficili da reperire. Il più diffuso è il Manuale della lingua ungherese di Pál Fábián (Tankönyvkiadó,1970).  Fábián, scomparso nel 2008, ha insegnato anche all’Università di Padova ed è considerato il “difensore della lingua ungherese”.

Ci sono corsi d’ungherese per italiani su Pc, scaricabili da Internet o con DVD?
Ho trovato solo questi tre:
·        Imparare-lingue.eu, diversi livelli di corso di ungherese (viaggio, base e avanzato, bambini, tecnico), anche in versione per Pocket PC o Smartphone;
·        linguashop, a pacchetti (audiolibro MP3 per principianti, grammatica, esercizi);
·        Magyarul. Imparare l’ungherse 1+2 (Strokes International), livello “principianti” e “intermedio”.
Tali corsi sono in ordine crescente di prezzo, ogni fornitore fornisce tutto il pacchetto o solo parti di esso. In ogni caso servono strumenti ausiliari: una buona grammatica, un ottimo dizionario (le edizioni ungheresi sono migliori).

Un altro modo di avvicinarsi alla lingua è  quello di leggere testi bilingue. Ne ho trovati undici, in genere poesie o racconti. Il più recente, e facile, è il mio Affida il cavolo alla capra. 1001 proverbi e detti ungheresi, pubblicato in self-publishing (cioè a mie spese), che è anche una mini-guida alla lingua ungherese. Il prossimo mese dovrebbe uscire l’antologia bilingue Fioretti della prosa antica ungherese di Péter Sárközy (Sapienza Università editrice, 2013), che insegna all’Università di Roma.

Infine, una curiosità: la prima Grammatica ungherese ad uso degl’ italiani fu scritta dal canonico ungherese Zsigmond Deáki (De Romanis, 1827). Qui è scaricabile la copia digitale dell’originale (Google Ricerca Libri). Nabu Press l’ha ristampata nel 2011.

lunedì 10 giugno 2013

23 giugno. "Pagine al sole" con proverbi ungheresi

Domenica 23 giugno sarò presente alla rassegna di Microeditoria “Pagine al sole”, nella Villa Annoni di Cuggiono (MI). Come autore e self-publisher, incontrerò i lettori per firmare il mio libro Affida il cavolo alla capra. 1001 proverbi e detti ungheresi.
Si tratta della 2° edizione di questa maratona editoriale che si inaugura sabato pomeriggio. È una rassegna inserita nella Festa del solstizio d’estate, 22° edizione della manifestazione organizzata dall’Ecoistituto della Valle del Ticino.
Il sottotitolo è “festa della Bioregione del Ticino”, che ha l’obiettivo di ricostruire legami sociali, l’azione dal basso, per essere comunità, per ritrovare l’orgoglio di abitare i nostri luoghi, per un futuro di pace e dove l’economia sia al servizio degli uomini e del loro ambiente.
Il mio libro ha l’obiettivo di far conoscere, attraverso i proverbi, la lingua ungherese. Ma la finalità principale è quella di contribuire alla valorizzazione delle diversità linguistiche, di far riflettere sul quel bene inalienabile e diritto fondamentale della persona che sono le lingue (“Dichiarazione universale sui diritti linguistici”, Barcellona, 1996). Salvaguardarle significa, tra l’altro, costruire un’Unione Europea a misura delle persone, capace di valorizzare il suo patrimonio culturale.

martedì 4 giugno 2013

Proverbio/detto ungherese del mese (1002).

Ogni mese, su questo blog, il mio libro Affida il cavolo alla capra. 1001 proverbi e detti ungheresi (Youcanprint.it, 2013) sarà arricchito di un nuovo motto magiaro,  con traduzione fedele ed equivalente (o sinonimo) italiano. Si parte dunque dal milleduesimo.

Tükröt tart valaki elé, “tiene uno specchio davanti a qualcuno”. Significa mostrare o far scoprire a qualcuno i suoi pregi e (soprattutto) difetti.
Una versione più antica, e pessimista, è questa: vaknak mutat tükröt, “mostra uno specchio a un cieco”, cioè cercare inutilmente di far riflettere qualcuno.
Ecco una versione più recente: nincs senki, aki tükröt tart neki, “ non c’è nessuno che gli tiene lo specchio (davanti)”. In tal caso, si auspica che qualcuno riesca a far riflettere una persona conosciuta, che non sembra consapevole del proprio comportamento o dei propri atti.

Questo modo di dire ungherese ha un equivalente italiano: guardarsi allo specchio.
Si dice a/di persona che avrebbe bisogno di farsi un esame di coscienza o un’autocritica.
Es: “Dovresti guardarti allo specchio qualche volta!”, che sottintende la necessità di maggiore consapevolezza delle proprie caratteristiche negative, o dei propri sbagli, da parte della persona cui è rivolto tale consiglio.