lunedì 24 giugno 2013

LIBRI. Scrittori ungheresi alla ribalta.

Sándor Márai a Napoli
dove soggiornò dal '48 al '52
La letteratura ungherese in genere è poco tradotta e, quindi, poco diffusa.
È dunque un evento poco frequente l’uscita di due libri di autori ungheresi.
Sono stati da poco pubblicati in Italia:
 §    Márai Sándor, Sinbad torna a casa (Adelphi),
 §    Pressburger Giorgio, Storia umana e inumana (Bompiani).

Il primo libro è la nuova edizione di un romanzo di Sándor Márai, pseudonimo di Sándor Grossschmid de Mára (1900-1989). È forse lo scrittore ungherese più conosciuto in Italia (con Ferenc Molnár, autore de I ragazzi della via Pal), soprattutto per i romanzi psicologici Le braci e L’eredità di Eszter.
Di lui sto leggendo il romanzo di formazione, Confessioni di un borghese, un viaggio nella memoria alla scoperta di se stesso in un mondo che cambia drammaticamente.
La biografia stessa di Márai è un romanzo, concluso tragicamente col suicidio negli Usa. Già nel 1948 lasciò l’Ungheria per i dissapori col regime socialista (anche se nel 1917 aveva fondato il Movimento Clandestino degli Scrittori Comunisti;  poi negli anni ’30 entrò in conflitto col regime fascista di Horthy). Viaggiò in lungo e in largo per tutta l’Europa, Italia compresa.
Questo intellettuale ungarikum rappresenta le crisi sofferte di valori e ideali del XX secolo in Europa. Uno scrittore che, anche all’estero, ha voluto sempre scrivere in ungherese, contribuendo così alla diffusione della letteratura magiara. Nel 1990 l’Ungheria gli dedicò, postumo, il premio Kossuth, il riconoscimento maggiore nel campo di scienza, arte e letteratura.
Sinbad torna a casa è del 1940, stagione della guerra, e vede protagonista il narratore ungherese Gyula Krúdy, leggendario personaggio della bohème letteraria del primo ‘900. È un viaggio un po’ chapliniano nella memoria, che adombra il futuro dello stesso Márai: spirito inquieto e cantore del passato che vive ai margini di una Storia matrigna.

Il secondo libro è dell’ungherese naturalizzato italiano Giorgio Pressburger (1937): contiene le due ultime parti di una trilogia “dantesca”, iniziata con Nel regno oscuro (2008) e portata a termine con Nella regione profonda e Nei boschi felici, pubblicati assieme in questa Storia umana e inumana. Un libro che è la sintesi della storia travagliata di un regista e scrittore mitteleuropeo come Pressburger, ungherese di origine ebraica. Una storia divisa in capitoli/canti che attraversa la cultura e la storia del Novecento, con le sue lacerazioni, affermando infine la centralità dell’amore, pur contradditorio come lo è il mondo. “La vita vissuta, la cultura amata, il dolore e il desiderio, la ricerca di libertà e di giustizia tendono verso un punto invisibile che colloca il senso di ogni storia, della Storia umana e inumana, nella coincidenza degli opposti, nella contraddizione e nell’intreccio inestricabile di bene e di male” (Giulio Ferroni sul manifesto).
Pressburger è noto in Italia e all’estero, oltre che per i suoi libri, per le sue regie teatrali e radiofoniche, nonché come intellettuale attivo in molti campi. Tra l’altro, è stato ideatore - e direttore artistico dal ’99 al 2003 - del Mittelfest, festival di danza, musica e teatro dei Paesi dell’Europa centrale e balcanica, che si svolge ogni anno a Cividale del Friuli.

2 commenti:

  1. Gentile Giuseppe,
    sono laura sgarioto, traduco dall'ungherese e scopro oggi con grandissimo piacere questo suo blog. Vorrei complimentarmi con lei per questa lodevole iniziativa.
    Vorrei però anche pregarla di non dimenticare di citare il nome del traduttore quando segnala le nuove uscite librarie. Non è una semplice forma di cortesia nei confronti di una categoria piuttosto bistrattata nel nostro paese, ma del rispetto di un diritto sancito dall'art. 70 comma 3 della legge n.633 del 22 aprile 1941 sul diritto d'autore:
    "3. Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell'opera, dei nomi dell'autore, dell'editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali indicazioni figurino sull'opera riprodotta."
    Nel caso di Sindbad torna a casa, il romanzo di Márai di cui parla in questo post, ricordiamo che la traduzione italiana è stata curata da Marinella D'Alessandro.
    Grazie per la sua cortese attenzione,
    laura sgarioto

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  2. Cara Laura,
    la ringrazio per la segnalazione e faccio ammenda. Inoltre, ha sacrosanta ragione per difendere la categoria dei traduttori, e ho intenzione - in un prossimo post - di ricordare la lodevole (e misconosciuta) opera dei traduttori dall'ungherese.
    Giuseppe

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