lunedì 29 luglio 2013

Magyarul 4: risorse online, poche in italiano.

Siamo alla 4° tappa dedicata a chi vorrebbe imparare la lingua ungherese (le prime tre, il 16 e 30 giugno, e il 15 luglio).

Apprendere una lingua significa imparare a pensare come un’altra persona, conoscere altri punti di vista e schemi mentali diversi; insomma, aprire la propria mente.

L’Unione Europea ha 28 stati membri. L’ungherese è una delle 24 lingue ufficiali dell’UE (le altre sono: bulgaro, ceco, croato, danese, estone, finlandese, francese, greco, inglese, irlandese/gaelico, italiano, lettone, lituano, maltese, olandese, polacco, portoghese, rumeno, slovacco, sloveno, spagnolo, svedese, tedesco), ed è parlata da quasi 15 milioni di persone.
Se i popoli europei vogliono conoscersi culturalmente e socialmente, aumentare gli scambi commerciali, avere una politica comune, in ogni Paese dell’UE dovrebbero esserci persone in grado di parlare una seconda lingua. Purtroppo, la conoscenza delle altre lingue – cioè dell’identità culturale di un altro popolo – riceve una scarsa attenzione in Italia.

Anche il web, potenzialmente infinito, ha scarse risorse dedicate all’apprendimento della lingua ungherese da parte di un italiano.
Lo si può verificare dalla sitografia che ho prodotto, dove le maggiori risorse sono in altre lingue (ho selezionato l’inglese), anziché in italiano.
Comunque, ce n’è abbastanza per cominciare a conoscere l’originale e bella lingua ungherese: “musicale”, secondo, tra gli altri, la Principessa Sissi e il musicista brasiliano Chico Buarque.

venerdì 26 luglio 2013

Il Presidente ungherese in visita privata a Padova.


Un'immagine di
S.Stefano d'Ungheria

János Áder, attuale presidente dell’Ungheria, parteciperà domenica 11 agosto ad una messa in ungherese che verrà celebrata dal Padre László Németh nella Chiesa di Santo Stefano d’Ungheria a Padova. È una visita strettamente privata, un’occasione d’incontro per la comunità ungherese in Italia che festeggia il proprio santo simbolo (sul calendario il 16 agosto).
István (Stefano) d’Ungheria è stato il fondatore del Regno d’Ungheria nell’anno 1000 e anche della Chiesa cattolica in quel Paese. Per l’incoronazione, re István si fece inviare la corona dal Papa: una scelta che si rilevò lungimirante, in quanto consentì di non essere fagocitati dal Sacro Romano Impero e, diventando il baluardo più orientale dell’Occidente cristiano, aiutò il nascente Stato a proteggiersi dalle invasioni da Est dei Tartari.
La dinastia degli Árpád, che regnò per oltre 300 anni e a cui re István apparteneva, è la famiglia reale che ha dato più santi alla chiesa cattolica. Lo stesso Stefano (Szent István), che regnò dal 1000 al 1038; sua figlio, il principe Emerico (Szent Imre); il re Ladislao I (Szent László), che regnò dal 1077 al 1095; la principessa Margherita (Szent Margit), figlia di re Béla IV che regnò dal 1235 al 1270.
Sono ancora visibili le tracce del periodo della cattolicizzazione dell’Ungheria nel Medio Evo (che arrivò ad estendersi a circa il triplo dell’attuale superficie, comprendendo parti degli attuali stati confinanti, in particolare la Transilvania in Romania e la Slovacchia). Lo testimoniano le chiese romaniche e gotiche: la cattedrale di San Martino di Bratislavia (Pozsony); la cattedrale di Santa Isabella a Kosice (Kassa); il tempio di Nostra Signora di Buda e quello di San Michele di Cluj (Kolozsvár); la chiesa Nera di Brasov (Brassó).
Altre testimonianze architettoniche sono state lasciate dai monaci benedettini e cistercensi: a Esztergom, Székesfehérvár e Buda.

mercoledì 24 luglio 2013

"Falsi amici" scabrosi.

Tempo fa, in una vacanza in Francia, uno dei miei figli mi mise di fronte all’imbarazzo dell’omofonia tra lingue diverse. Aveva poco più di un anno e iniziava a imparare l’italiano. Se qualcuno lo infastidiva, lanciava il suo anatema appreso al nido: “putoent!”, cioè puzzolente nella sua pronuncia approssimativa. Questa parolina aveva però un suono simile alla parola francese putain (la capisce anche un italiano), e suscitava così nei francesi scandalo o sorrisini ironici.

Tra due lingue diverse, i fraintendimenti causati da parole simili - ma con significato differente - sono oggetto di studio della linguistica. Tali parole sono definite “falsi amici”: hanno grafia o suono simile (omografia e omofonia), ma non lo stesso significato. Succede anche tra italiano e ungherese. Tre parole mi sono rimaste particolarmente impresse.

Kurva è una parola ungherese che ha la stessa pronuncia dell’italiana “curva”: ogni linea che non sia diritta (sulla strada, allo stadio, in un grafico ecc.). Ma in ungherese ha lo stesso significato della parola francese di cui sopra. Cosa pensa un ungherese quando è avvertito che c’è una “curva pericolosa”? Si accorge della parola volgare (durva)?
Csikló si pronuncia come l’italiano “ciclo”, ma in ungherese significa “clitoride”. Parlare a un ungherese di un ciclo di conferenze suscita inevitabilmente ilarità.
Pina si pronuncia come Pino (o aperta), in italiano un albero o un diminutivo di Giuseppe. In ungherese è una parola volgare, che corrisponde all’italiano volgare “fica/figa” (un sinonimo non volgare è punci, pronuncia “puntsi”, dove ts è la z sorda di azione), che definisce l’insieme di vulva e vagina. Ecco, immaginate le reazioni scabrose (o solo divertite) degli ungheresi quando mia madre mi chiamava Pino in Ungheria.

Per non limitarci alle parolaccia (csúnya szó), è possibile approfondire seriamente il tema dei falsi amici tra italiano e ungherese (ad es.: artista, eszpresszó, sztráda ecc.) con lo scritto della studiosa ungherese di linguistica italiana Zsuzsanna Fábián.

AICCRE segnala il libro di proverbi ungheresi

"Se italiani e ungheresi parlano la stessa lingua" è il titolo di un post pubblicato sul n. 50 della newsletter dell'Aiccre. Si parla del mio libro, Affida il cavolo alla capra, 1001 proverbi e detti ungheresi, ed è una segnalazione di rilievo, dato che proviene dall'associazione italiana che promuove gemellaggio e partenariato tra i comuni d'Europa. Sul sito dell'associazione ci sono, tra l'altro, utili consigli per accedere ai finanziamenti UE per i gemellaggi.
Del resto, il libro - pur avvicinando il lettore alla lingua ungherese, molto diversa dalle altre lingue europee - evidenzia che molti proverbi sono gli stessi in Ungheria e in Italia e, dunque, abbiamo una cultura comune.

- AICCRE

lunedì 15 luglio 2013

Magyarul 3: allarme università italiane.



Terza tappa del viaggio tra le possibilità di studiare la lingua magiara (magyarul).

L’interesse per l’ungherese in Italia risale addirittura al XVI secolo, nel Collegio Ugro-Illirico di Bologna. Ma bisogna aspettare la metà dell’Ottocento - con le rivoluzioni dal 1848 in poi, che accomunarono nell’indipendentismo italiani e ungheresi - per assistere a un diffuso interesse per la lingua e la letteratura magiara.

Nel secolo successivo, tra le due guerre mondiali, si sviluppano relazioni bilaterali tra Italia e Ungheria per l’insegnamento delle lingue nei rispettivi Paesi. Nel 1927 è fondata l’Accademia d’Ungheria a Roma e inizia l’insegnamento della lingua  e della letteratura ungherese all’Università la Sapienza.

L’”età dell’oro” per lo sviluppo dell’insegnamento universitario dell’ungherese in Italia - secondo Péter Sárközy, docente alla Sapienza di Roma – è il periodo 1986-1996.
Nel 1986 viene fondata l’unica rivista di filologia ungherese in Italia, Rivista di Studi Ungheresi (RSU). Nel 1989 nasce il centro interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia (CISUI, poi CISUECO, con l’allargamento alle altre lingue dell’Est Europa), un organismo che vede l’adesione delle università di Bologna, Firenze, Roma, Padova, Napoli, Pavia, Torino, Udine, Venezia, Trieste, e successivamente anche di quelle di L’Aquila, Lecce, Viterbo (nel Consiglio Direttivo anche la Statale di Milano). Nel 2000, anche per la crisi finanziaria delle università, alla Sapienza si forma il Centro Studi Ungheresi, che affianca la RSU nella promozione della magiaristica italiana.
Le riforme governative degli ultimi anni e i tagli dei fondi hanno compromesso l’operatività del Cisueco e hanno ridotto l’offerta formativa linguistica, concentratasi su inglese e spagnolo a scapito delle “piccole” lingue dell’Est Europa.
Attualmente le cattedre di lingua e letteratura ungherese sono sei (Bologna, Firenze, Napoli, Padova, Roma, Udine), anche se sul sito del Ministero risultano solo quattro docenti ordinari: Corradi a Bologna, Di Francesco a Napoli, Ruspanti a Udine, Sárközy a Roma. Nel tempo sono state soppresse altre cattedre, come Milano, Bari e Torino (in qualche università restano dei corsi d’ungherese, come terza lingua).
Altre possibilità di seguire corsi d’ungherese sono: l’Accademia d’Ungheria di Roma, l’Università Popolare di Firenze, l’Associazione culturale italo-ungherese dell’Emilia Romagna a Bologna (qui anche per i bambini), l’Associazione Culturale Italoungherese Vergerio di Duino-Aurisina in provincia di Trieste.
Infine, è possibile naturalmente seguire tali corsi in Ungheria: la più antica scuola di lingua e cultura ungherese è l’Università estiva di Dedrecen (con succursale a Budapest), che organizza corsi intensivi di 2-4 settimane in estate e di 2 settimane in inverno.
La situazione universitaria italiana, già allarmante, lo è ancor più per la magiaristica italiana, che vede in attività solo una ventina di persone: un terzo non di ruolo. Inoltre, presto alcuni docenti compiranno l’età pensionabile di 70 anni (anche se di recente la Consulta ha bocciato la riforma su tale obbligo, consentendo il prolungamento di 2 anni). C’è il concreto rischio di estinzione di cattedre e corsi di lingua e letteratura ungherese, trascinate nella crisi dal più generale crollo di immatricolazioni nelle facoltà umanistiche: meno 25% negli ultimi vent’anni in Italia.

I due precedenti POST sull’argomento sono del 16 e 30 giugno ‘13

-         lingua ungherese: docenti e ricercatori in Italia

lunedì 8 luglio 2013

Festività in Ungheria e Italia



Per viaggiare tra Ungheria e Italia, o anche solo per mettersi in contatto, è utile conoscere le festività di ciascun Paese (oltre alle domeniche), anche per prevedere periodi di vacanza (vakació).
In Ungheria le festività sono 12, come in Italia (dove sono undici quelle nazionali, più il santo patrono, che varia da città a città).

Festività civili in Italia, oltre a capodanno, 1° maggio e ferragosto:
§    anniversario della Liberazione nel 1945 (25 aprile),
§    anniversario della Repubblica nel 1946 (2 giugno).

Festività civili in Ungheria, oltre alle solite tre:
§    anniversario della rivoluzione del 1848 (15 marzo);
§    anniversario incoronazione di Stefano nel 1000, primo re d’Ungheria (20 agosto);
§    anniversario della rivoluzione del 1956 (23 ottobre).

Eccole il calendario di tutte le festività nei due Paesi:


Festività / Ünnepség

mese
hónap
giorno nap
UNGHERIA
Magyarország
ITALIA 
Olaszország
gennaio
január
1
Újév
Capodanno
6
Vízkereszt
Epifania
marzo
március
15
Nemzeti ünnep

-
marzo-aprile
március-április
*
Húsvét hétfő
Lun. Pasqua
aprile
április
25
-
Festa nazionale

aprile-maggio
április -május
*
Pünkösd
-
maggio
május
1
Munka ünnepe
Festa del Lavoro
giugno
június
2
-
Festa nazionale

agosto
augusztus
15
Nagyboldogasszony napja
Ferragosto
20
Nemzeti ünnep
-
ottobre
október
23
Nemzeti ünnep

-
novembre
november
1
Mindenszentek
Ognissanti
dicembre
december
8
-
Immacolata
25
Karácsony
Natale
26
Karácsony/Szent Isztván
Santo Stefano
gennaio-dicembre
január-december

-
Santo patrono


*) Pasqua cade in una domenica tra marzo e aprile, 50 giorni dopo è Pentecoste

martedì 2 luglio 2013

Proverbio/detto ungherese del mese (1003)

Il modo di dire di luglio è un’allegoria possibile solo nel lessico ungherese.
Egyik gubás, másik subás, letteralmente “l’uno col pastrano e l’altro col mantello”, sta a indicare due persone che sembrano diverse ma in realtà sono molto simili.
Il detto italiano equivalente è “tutti d’un pelo e d’una lana”, cioè persone della stessa indole. Per il poeta Giuseppe Giusti (1809-1850) significava “essere tutti uguali, ma quasi sempre in senso tristo”. Oggi si usa maggiormente il modo di dire “essere della stessa risma”, solitamente usato per le persone in senso spregiativo. Ancor più semplicemente, e spesso in modo qualunquista, s’usa dire: “son tutti uguali!”.

Il guba era una specie di pastrano di panno (ma anche giubba), di solito associato a gente povera. Il suba un mantello di montone, associato ai ricchi.
Ecco perché un altro proverbio – il 765 della mia raccolta Affida il cavolo alla capra – utilizza i due termini per rappresentare una differenza di classe: suba subához, guba gubához, “il mantello (va) dal mantello, il pastrano (va) dal pastrano”, e cioè i ricchi stiano coi ricchi e i poveri coi poveri.
L’equivalente italiano (meno classista) è: “donne e buoi dei paesi tuoi”.
Si nota un diverso utilizzo degli stessi due sostantivi: nel primo caso per indicare una similitudine; nel secondo, una differenza

Questo detto ungherese ha una forma quasi perfetta (in detti e proverbi la forma è spesso più interessante del contenuto). Ci sono: brevità, rima e ritmo. E c’è anche un “bisticcio” (gioco di parole): due parole simili ma di significato diverso.
In tal modo un motto è incisivo e s’incide nella memoria, affiorando poi nel discorso quando la situazione lo richiede. Una tecnica di cui s’è appropriata l’adversiting, l’industria della pubblicità, per catturare i potenziali clienti.

Blog AIU: superate 1000 visualizzazioni.

A 50 giorni dalla nascita di questo blog si può fare un primo bilancio soddisfacente.
Con la (bassa) media di due post a settimana, sono state superate le mille visualizzazioni.
C’è stata una  (gradita) sorpresa. Ai followers italiani, oltre l’80% del totale, si sono aggiunti quelli stranieri di una quindicina di Paesi. In testa, naturalmente, l’Ungheria. Seguono, in ordine di numero di visualizzazioni: Francia, Usa, Russia, Svizzera, Olanda, Germania, Lettonia, Lussemburgo, Ucraina, Romania, Irlanda, Messico, Malesia.

Una buona performance, ma c’è ancora molto spazio di crescita, specie in Italia e Ungheria alla riapertura di scuole e università, e con la ripresa di attività delle associazioni italo-ungheresi.


Nuove pagine. Intanto il blog si è arricchito di due pagine: una di presentazione del mio libro bilingue, l’altra con l’elenco delle persone (con ruoli di visibilità pubblica) che hanno espresso interesse per il libro o il blog.