mercoledì 30 luglio 2014

Musica dall'Ungheria... e fiabe italo-ungheresi.

Szalai Antal e l’Orchestra Tzigana di Budapest
Poco più di 100 km (la distanza tra Milano e Torino) separano il confine italiano da quello ungherese. Parliamo del Triveneto, che non a caso è il territorio in cui sono più frequenti le iniziative italo-ungheresi. Lo confermano due prossimi eventi musicali.

La sera del 4 agosto a Latisana (UD), per il 16° Festival NeisuoniDeiluoghi, si esibisce l’Orchestra Tzigana di Budapest del maestro Szalai Antal. Si tratta di un gruppo musicale, nato nel 1969, molto popolare in Ungheria e che ha fatto molte tournée all’estero. Propone il repertorio della musica tzigana: i brani di musica nazionale dell’800, le tradizionali csárdás e arrangiamenti di canzoni popolari.

La sera del 23 agosto a Portogruaro (VE), per il 32° Festival della Musica Internazionale, si esibisce il gruppo ungherese Muzsikás, con musiche di Brahms e pezzi di folklore magiaro e “zingaresco”.

Anche l’Emilia-Romagna si segnala per l’attenzione ai magiari (a Bologna ha sede l’associazione italo-ungherese più “vecchia” d’Italia).
L’Associazione di Volontariato Ernesto, con sede a Imola (BO), sta promuovendo l’adozione internazionale, oltre che l’accoglienza e la diversità. Tra l’altro, ha realizzato un progetto di sensibilizzazione con le scuole sfociato nella pubblicazione di un libro bilingue italo-ungherese, presentato il 30 aprile scorso.
Si tratta di Fiabe sull’adozione... perché l’adozione è una fiaba  – ungh. Mese az örökefogadásról mert... az örökbefogadás az egy mese – (Bacchilega Editore, 2014, € 12), raccolta di fiabe scritte dagli alunni di 5° elementare di Casalfiumanese (aiutati dalla maestra Paola Fiorentini), corredate dai loro disegni.

-          sito dell’AssociazioneErnesto

domenica 20 luglio 2014

Budapest, una guida diversa.

Per chi si appresta ad andare a Budapest – magari per la 22° edizione del più grande festival europeo di musica elettronica (Sziget fesztival, 11-18 agosto ‘14) – può essere utile una guida.
Online è disponibile gratuitamente Budapest: A Critical Guide, di Török András, che nella capitale dirige una fondazione culturale privata. La prima edizione cartacea della guida risale al 1989 ed è stata più volte aggiornata dall’autore fino all’8° edizione del 2014. Nel 1991 è uscita perfino un’edizione in italiano (Budapest: Una Guida Diversa, Officina Nova), ormai introvabile, se non nelle librerie antiquarie di cui è ricca l’affascinante capitale ungherese.

L’edizione online della guida, completa e accurata, è in inglese ed è aggiornata al 2011.
Oltre 400 pagine di informazioni, con foto, mappe, cinque itinerari da percorrere a piedi, una cronologia storica e un’introduzione alla lingua ungherese. Török aggiunge vari consigli su dove fare amicizia, sui luoghi indispensabili da visitare, e – per soggiornare e divertirsi – rinvia al sito sempre aggiornato:

Ecco i 10 posti da non perdere nella “Parigi dell’Est”:
-         Budavári Palota “Palazzo della fortezza di Buda” (prima fortezza medievale, poi palazzo rinascimentale del re Mattia Corvino, quindi distrutto dai turchi, infine ricostruito dagli Asburgo in stile neobarocco),
-         Duna “Danubio” (il grande fiume blu coi suoi battelli e i suoi ponti, come il Lánchíd),
-         Margit sziget “Isola Margherita” (col parco più bello di Budapest),
-         Memento Park (le statue del periodo socialista),
-         Országház “Parlamento” (in stile neogotico, 1884-1904),
-         Széchenyi Gyógyfürdő “Terme di Szécheny”,
-         Szt. István Bazilika “Basilica di Santo Stefano (il re fondatore dello Stato magiaro cristiano),
-         Szépművézeti Múzeum “Museo delle Belle Arti”,
-         Vajdahunyad vára “Castello di Vajdahunyad” (romantico castello tran silvano ricostruito, 1896-1908, nel grande parco cittadino di Varosliget),
-         Zsinagóga “Sinagoga” (la più grande d’Europa, seconda nel mondo).

Per concludere, se si vuole anche andare alla scoperta della “Budapest italiana” consiglio una vecchia pagina web dell’Istituto di Cultura Italiana a Budapest.


-          Budapest: A CriticalGuide
-          “Budapestitaliana”

lunedì 14 luglio 2014

Ungheria: il Paese delle zuppe.

borsó leves 
L’Italia, si sa, è il Paese della pasta. Sia perché gli italiani ne mangiano in quantità (spesso questo primo piatto è anche l’unico), sia perché la cucinano nel modo migliore e con innumerevoli ricette.

Invece, l’Ungheria è il Paese delle zuppe (Magyarország, a levesek országa). Lo dicono gli stessi ungheresi, che come primo piatto hanno spesso in tavola una delle loro zuppe.
Nel 2013 a Budapest c’è stato il primo Festival della Zuppa a Budapest (Budai Levesfesztivál), alla scoperta delle diverse zuppe magiare.
La più famosa è il gulasch, conosciuta così, col nome tedesco. È la “zuppa del madriano” (ungh. gulyás leves, pronunciato “gu-iash”), di cui esistono varie versioni. È una minestra brodosa, dalla lunga cottura, con pezzi di carne di vitello, cipolle, patate e l’immancabile paprika (v. post del 17 febbraio). Un piatto molto saporito della cucina povera dei mandriani: quando accompagnavano la mandria (gulya) nei lunghi viaggi di trasferimento dalla prateria ungherese (Puszta) ai mercati occidentali, cuocere all’aperto questa zuppa in un gran paiolo (bogrács) era il naturale compimento della giornata.
In alcune versioni, si aggiunge anche pasta: piccoli gnocchetti di farina e uova (csipetke).
Nei ristoranti italiani l’ho trovata anche in versione asciutta. Ma è un errore: non si tratta di gulyás, bensì dell’ungherese pörkölt (lett. “tostato”, “abbruciacchiato”), cioè di uno spezzatino. Anche in tal caso, si può accompagnare a pasta, piccoli gnocchetti chiamati nokedli (ma è una denominazione di origine tedesca; per gli ungheresi è galuska).

Altre zuppe diffuse sono: borsó leves (zuppa di piselli); tyúk húsleves (brodo di gallina); babgulyás (zuppa del mandriano ai fagioli); gyümölcskrémleves (zuppa cremosa di frutta), pikáns lenceleves (zuppa piccante di lenticchie); tárkonyos setéraguleves (zuppa di maiale al dragoncello); halászlé (zuppa di pesce); gombaleves (minestra di funghi); tojás leves  o lebbencs leves (minestra all’uovo), che è basata su una pasta all’uovo costituita da una sfoglia tagliata a rettangoli (lebbencs). Infine, segnalo la hideg meggyleves (zuppa di amarene), ottima fredda d’estate.

Alcune note di traduzione. Leves è traducibile come minestra, zuppa (verdura) o brodo (carne). è traducibile come brodo, sugo, guazzetto, ma più frequentemente come succo (es. narancs , succo d’arancia).



martedì 8 luglio 2014

40 anni di Rubik-kocka.

Ci sono persone, anche bambini, che lo ricompongono in pochi secondi ...ad occhi chiusi. Io non ci sono mai riuscito, al massimo ho ricomposto 2-3 facce. Il “cubo magico” è un gioco senza età e senza limiti.
È il gioco più venduto al mondo, di sempre. Il Rubik-kocka (cubo, o dado, di Rubik) è stato prodotto in 350 milioni di pezzi, imitazioni comprese.

Il 13 luglio di quest'anno il suo creatore, l'ungherese Rubik Ernő, compie 70 anni.
Invece, la sua più famosa invenzione ha quarant'anni.
Infatti nel ‘74, quando lavorava come architetto, Rubik creò il famoso cubo: 9 cubetti (54 in totale) per ciascuna delle 6 facce snodabili, ciascuna con un colore diverso. Il rompicapo consiste nel ricomporre il cubo, ogni faccia con lo stesso colore. Le combinazioni possibili sono circa 43 miliardi di miliardi! Una sola quella giusta. All'inizio era un gioco per “scienziati”, poi negli anni '80 diventa una mania collettiva e planetaria.
Rubik andò poi a lavorare all'Accademia d'Arte Applicata di Budapest (Moholy-Nagy Művészeti Egyetem) e, nel 1980, diventò editore di una rivista enigmistica: ...És játék (… e gioco). Nel 1983, diventato l'uomo più ricco d'Ungheria, fondò il Rubik-studio per progettare mobili e giochi. Da lì nacque anche la Fondazione Rubik per promuovere la creatività di giovani ingegneri e designer.
Oggi il Rubik-studio si occupa di videogiochi e architettura.

Auguri Rubik! Minden jót Rubik!


martedì 1 luglio 2014

Proverbio/detto ungherese del mese (1015).

Aki kíváncsi, hamar megöregszik, chi è curioso invecchia presto, secondo gli ungheresi. Lo stesso significato è espresso più esplicitamente, per gli italiani, dal proverbio “Chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni”. Anche gli inglesi dicono: Curiosity killed the cat (“la curiosità uccise il gatto”, anche se originariamente il soggetto di tale proverbio era care, preoccupazione, e non curiosity).

Come si concilia questo consiglio di vita con il luogo comune che “l’uomo è curioso per natura?
Già Seneca constatava (De otio) che: “Solemus dicere summum bonum esse secundum natura vivere: natura nos ad utrumque denuit, et contemplazioni rerum et actioni. Quam ob rem navigant quidam et labores peregrinationis longissimae una mercede perpetiuntur cognoscendi aliquid abditum remotumque. Curiosum enim nobis natura ingentium dedit.” (traduzione dal latino: “Siamo soliti dire che il sommo bene è vivere secondo natura: la natura ci ha creati per entrambe queste cose, la contemplazione delle cose e l’azione. Per questo alcuni navigano e sopportano le fatiche di un viaggio lunghissimo per un solo guadagno, di conoscere qualcosa di nascosto e remoto. Infatti la natura ci ha dato un’indole curiosa.”).
Un modo di dire ancora usato è “domandare è lecito, rispondere è cortesia”. Ma spesso ci accorgiamo che, in realtà, “domandare è scortesia”. Cioè, se la relazione interpersonale non è paritaria e intervengono rapporti di potere, chi fa domande scomode ne paga le conseguenze.

Quindi l’uomo è “naturalmente” curioso, ma la società modifica tale indole, frustrandola (la democrazie cerca rimedio a ciò con l’istituzione dell’opposizione parlamentare e con il “quarto potere”: la stampa). Una modifica che è addirittura antropologica, se è vero ciò che ha sostenuto lo psicanalista francese Jacques Lacan: “L’atteggiamento spontaneo di un essere umano è: ‘non voglio saperlo’, una resistenza fondamentale all'accesso di conoscenza”.

Ecco forse la ragione del proverbio del mese. Stare lontano da verità scomode per stare lontano dai guai: interni (è duro accettare verità scomode), esterni (chi vuole preservare il proprio potere farà ritorsioni su chi fa domande scomode).