Questa rubrica compie un anno e si concede un tuffo nei modi
di dire attuali.
La creazione di nuovi proverbi (közmondások) si è arrestata con l’affermarsi dei nuovi mass media:
la prima generazione, analogica, tra il XIX e il XX secolo (cinema, fotografia,
radio); la seconda, digitale, nel passaggio tra il I e il II millennio (tv, pc,
internet, smartphone).
In realtà la creazioni di frasi fatte di contenuto
“sapienziale” è continuata sotto forma di nuovi aforismi (aforizmák). Infatti, l’anonimato dei vecchi proverbi (prodotto
della cultura orale) ha ceduto il posto all’informazione in tempo reale (corto
circuito tra scrittore e lettore).
Ancor più è continuata la creazione di modi di dire (szólások), a livello locale e globale,
veicolati dalla rete e utilizzati a piene mani nel linguaggio giornalistico e
nella pubblicità.
Quelli che seguono sono alcuni modi di dire (con equivalenti inglesi,), raccolti da Paczolay Gyula, il pariemiologo che già conosciamo (v. post del 16 dicembre ‘13). Paczolay – ancora attivo ricercatore, nonostante il pensionamento – li ha rilevati da giornali, riviste, radio e tv ungheresi.
Naturalmente, li ho corredati dei corrispondenti modi di
dire italiani.
Béna kacsa.
Lame ducy.
È un’anatra zoppa.
Kiteríti a kártyáit.
He spreads
out his card.
Mettere le carte sul
tavolo.
Egészpályás letámadás.
Attacks on all frontlines.
Attacco
su tutta la linea.
Ez a meccs még nincs lejátszva.
This competition is not yet over.
La
partita non è ancora finita.
Soha ne mondd, hogy
soha.
Never say: never.
Mai dire mai.
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