Eger: chiesa e minareto. |
Ma l’invito alla presentazione del libro Stelle di Eger (ungh. Egri Csillagok) – premiato nel 2005 come
“il libro più amato dai lettori ungheresi” – m’incuriosisce molto.
L’evento sarà a Venezia
(Scoletta dei Calegheri) il 6 giugno
(ore 18), promosso dall’Associazione italo-ungherese del Triveneto, il
Consolato ungherese e l’università di Debrecen (parteciperà Madarász Imre,
docente di italianistica a Budapest e Debrecen).
Il libro è di Gárdonyi Géza (1863-1922), famoso in Ungheria per
i romanzi storici, ma anche per racconti di vita campestre con una vena
umoristica.
Stelle di Eger
descrive il patriottismo magiaro contro l’impero ottomano che minacciava l’Europa
nel XVI secolo (le guerre ottomano-ungheresi durarono dalla fine del ‘300 a
metà del ‘500, concludendosi con la distruzione del Regno d’Ungheria e la sua
spartizione tra turchi e austriaci). Leggendaria fu la difesa della fortezza di
Eger (1552) da parte di un gruppo di magiari capitanati da Dobó István contro i
turchi di Alì Pascià.
La fortezza pentagonale è ancora là, così come una traccia
della presenza turca: un minareto (quello più a nord in Europa).
Eger (gemellata con Arezzo e Sarzana) è famosa per il vino (bor), i vigneti (borvidék), le cantine (pincék).
Una città con tante testimonianze storiche (barocche e medievali), che si trova
anche in una invidiabile posizione geografica, tra i monti Bükk e Mátra e il fiume Tibisco (Tisza): la pittoresca “valle delle belle
signore” (Szépasszony-völgy).
L’evento di Venezia è un’occasione unica, anche perché libri
di Gárdonyi in Italia non ce ne sono: l’unico finora tradotto da Filippo Faber
risale al 1939, Gli schiavi di Dio
(Utet). Stelle di Eger - tradotto in
italiano da Patricia Nagy e curato da Guido Tanca – è stato stampato lo scorso
anno in Ungheria, a Pécs, e sarà in vendita all’incontro.
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