Addig nem úszik a kutya,
míg farkát nem éri a víz (Il cane
non nuota finché l’acqua non tocca la sua coda) è il 1007 proverbio ungherese che
traduco in italiano.
Corrisponde al nostro “Quando
l’acqua arriva alla gola, tutti imparano a nuotare”. Il Giusti, nel suo Dizionario dei proverbi italiani, ne
raccoglie anche un più sboccato: “Quando
l’acqua tocca il culo s’impara a nuotare”.
Siamo dunque nel campo dei proverbi classificabili sotto la
voce “bisogno/necessità”. Altri proverbi italiani analoghi sono: la necessità aguzza l’ingegno; fare di necessità virtù. Gli equivalenti
ungheresi (compresi nella mia raccolta) sono rispettivamente: a szükség találékonnyá tesz; a szükségből
erényt csinál.
In definitiva, il Giusti rileva che: "Il bisogno fa l'uomo bravo (o ingegnoso).
Insomma, gli uomini avrebbero bisogno di arrivare alle
condizioni estreme per dare il meglio di sé.
Lo rilevava già Niccolò Machiavelli
(1469-1527): “Gli uomini non operano mai nulla bene, se non per necessità”.
E il politico africano Abba Eban
(1915-2002) estendeva l’insegnamento ai popoli: “La storia insegna che gli
uomini e le nazioni si comportano saggiamente solo quando hanno esaurito ogni
altra alternativa”.
C’è chi però, fraintendendo il
rapporto causa/effetto, ha pensato che “mettere” l’uomo in condizioni estreme
consente di ottenere il bene. È nato così il motto: “tanto peggio, tanto
meglio”, che però s’è rivelato bugiardo e ha causato solo limitazioni
(insopportabili) della “libertà di scelta”.
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