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Csónak alakú fejfák (Szatmácseke) |
Da segnalare due eventi resi possibili dalla collaborazione
del Consolato ungherese di Venezia e dell’Associazione Culturale
italo-ungherese del Triveneto con il Comune di Belluno.
La mostra fotografica “L’albero di testa. Immagini dai cimiteri ungheresi” a cura di Roberto Manzotti e Toni Serena, con
la partecipazione di Marco Travisan (Palazzo Crepadone, dal 5 al 17 novembre).
La conferenza “Viaggio in barca dopo la morte. Simboli tombali e usanze funebri in
Ungheria” dell’antropologo Amedeo Boros (Sala Bianchi, lunedì 4 novembre h.
20.30).
Di particolare interesse la conferenza di Boros, docente all’università di Padova, che da anni studia gli antichi rituali funerari ungheresi. Si tratta, anzi si trattava - dato che le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti sociali della fine del secolo scorso ne hanno indotto la scomparsa – di rituali comunitari che aiutavano la famiglia del defunto ad elaborare il lutto.
Boros ha effettuato ricerche, tra l’altro, sui rituali
calvinisti - ma di origine pagana - del
villaggio di Szatmárcseke (abbrev. Cseke), al confine con l’Ucraina. Un rituale
connesso a un simbolo tombale unico al mondo. Si tratta del csónak alakú fejfa, “colonnetta (lett. albero di testa) a forma di barca”. Nei
cimiteri ungheresi sono diffuse svariate tipologie di fejfa, poste in cima al tumulo. La particolarità di quelle di Cseke
è il sommarsi di una triplice simbologia: quella dell’albero, quella
antropomorfa e quella della barca. La colonnetta è scolpita da un unico tronco di
quercia ed è alta 3 metri (un metro va sottoterra) e 70 cm di diametro, e si
distingue in tre parti: testa, torso,
piede, oltre alla pagina scritta (epitaffio). Boros sottolinea
come la professionalizzazione del sistema funerario, con la scomparsa dei
rituali comunitari, ha lasciato le famiglie sole di fronte alla morte.
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