domenica 16 agosto 2015

150 anni fa scompare il “Salvatore delle Madri”.

Ancora nell’Ottocento, la febbre puerperale decimava i reparti maternità degli ospedali europei.
Grazie alle ricerche e alle sperimentazioni del medico ungherese Semmelweiss Ignác Fülöp (in tedesco, Ignaz Philipp Semmelweis), questa terribile malattia – che spesso portava alla morte le donne dopo il parto – è stata debellata.

Già nell’Ospedale di Vienna, dove Semmelweis lavorava, la mortalità – tra il 1846 e il 1848 – scese dall’11,4% all’1,27%!
Tali benefici furono ottenuti grazie a “semplici” misure igieniche che il personale sanitario doveva adottare.
Con questi risultati, chissà quali onori e riconoscimenti furono riservati a “un personaggio di appassionata abnegazione e rigore scientifico” come il dottor Semmelweis (1818-1865)? Invece no.
Gli si rivoltarono contro i colleghi, per invidia o gelosia, e perché non accettavano di essere stati responsabili delle morti delle puerpere. E il direttore dell’ospedale non gli rinnovò il contratto (probabilmente anche perché, da austriaco, non sopportava quel collega ungherese che aveva partecipato ai moti indipendentisti del ’48). Semmelweis tornò così nella sua città natale, Budapest, dove ottenne ottimi risultati nell’ospedale di San Rocco. Ma l’ostracismo della comunità scientifica dell’epoca non cessò, e Semmelweis finì i suoi giorni in manicomio a Vienna, morendo il 13 agosto 1865 a soli 47 anni in seguito alle percosse subite.

Del caso si occupò anche lo scrittore francese Louis Ferdinand Cèline, che pubblicò la sua tesi di laurea in medicina col titolo Il dottor Semmelweis. Inoltre, lo scrittore Kurt Vonnegut nella sua autobiografia (Un uomo senza patria, Minimum fax, 2005) dedicò alla vicenda di Semmelweis alcune pagine sul destino di ogni uomo segnato da alterne fortune e sfortune.
Come hanno affermato due docenti – Paola Mastrantonio e Luigi Ravagnoli, che hanno messo in scena “Il caso Semmelweis” (tratto da una commedia teatrale di Giuseppe Sermonti, Scienziati nella tempesta) in un liceo romano – la vicenda del medico ungherese “è un affascinante e tragico esempio di una vita dedicata alla ricerca della verità scientifica in campo medico e spezzata anzitempo dall’ottusità dei clinici, che attaccarono la sua teoria, osteggiandola ferocemente e mettendo a tacere le sue pionieristiche intuizioni”.

Ci vollero quarantanni, dopo la dimostrazione della contaminazione batterica data da Pasteur (1864) e la ri-adozione delle necessarie misure igieniche (senza le quali le morti tornarono a salire), perché le scoperte di Semmelweis fossero accettate e il medico ungherese fosse riconosciuto come “il salvatore delle madri” (ungh. Az Anyák megmentöje).
Anche a Vienna fu eretto un monumento alla sua memoria: un mezzobusto, opera dello scultore Rudolf Schmidt, con nome, anni di nascita e morte e la scritta “der retter der mutter”. Dal 1969, la “Reale Università ungherese di Scienza” di Budapest (Magyar Királyi Tudományegyetem) porta il suo nome: Semmelweis Egyetem.
La riconoscenza delle madri è quella che probabilmente sarebbe stata più gradita a Semmelweis.

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