A pokol útja
jó
szándékkal
van kikövezve,
trad. dall'ungherese, “la strada dell'inferno è lastricata con
buona intenzione”. Identico al detto italiano “la strada per
l'inferno è lastricata di buone intenzioni”. In realtà si tratta
di un'aforisma che Karl Marx riporta nel saggio L'ideologia
tedesca (scritto
con Friedrich Engels): “Der
Weg zur Hölle
ist mit guten Vorsätzen
gepflastert”,
citazione dal libro (pur criticato da Marx) di Max Stirner L'unico
e la sua proprietà, dove
però al posto di inferno
c'è la parola rovina.
Il significato filosofico è variamente interpretabile.
Il senso comune ne dà due principali interpretazioni: 1) non basta
l'intenzione per ottenere un buon risultato, poiché spesso
intervengono altri fattori che possono addirittura sortire l'effetto
contrario a quello desiderato (l'interazione collettiva produce
risultati non predeterminabili); 2) spesso le buone intenzioni
nascondono fini inconfessabili e a danno di chi ci crede (bisogna
guardarsi da chi abusa della credulità popolare).
Insomma,
occorre prudenza nel dar credito a chiunque, e valutare dai
comportamenti (e dalle relaive conseguenze) più che dalle parole le
vere intenzioni di una persona, specie di chi si dice
“disinteressato”
e agisce “per
il bene comune”.
Reciproco
di questo aforisma è quello di François
de La Rochefoucauld, secondo il quale invece: “Spesso
ci vergogneremmo delle nostre più nobili azioni se si potesse vedere
da quali motivi sono determinate”.
Insomma, la molla di buoni atti risiede a volte in sentimenti
negativi.
Carlo
Lapucci ci ricorda però (Dizionario
dei proverbi italiani,
Le Monnier, 2006) un'origine più antica di un'espressione simile:
“L'inferno è lastricato di buone intenzioni”, presente nelle
Lettere
di S.Francesco da Sales, che cita un passo latino di S.Bernardo. Il
relativo commento è che è facile manifestare buoni propositi ma è
difficile attuarli; oppure, ciò che inizialmente sembrava buono poi
si rivela nocivo.
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