martedì 1 ottobre 2013

Proverbio/detto ungherese del mese (1006).



Il proverbio ungherese di ottobre (1006°) è A víz is oda siet, ahol sok van, letteralmente: “Anche l’acqua corre là dove ce n’è tanta”. Più sintetico l’equivalente italiano: L’acqua va al mare.
Un proverbio simile è già nella mia raccolta, il 697: A pénz is oda húz, ahol már van belőle, anche i soldi vanno là dove già ce ne sono. Corrispettivo italiano: la roba va alla roba e diversi altri.

Il senso di questo proverbio non è univoco. Tra le tre tipologie generali – normativi, istruttivi, constatativi – tale proverbio rientra in quest’ultimo gruppo, cioè quelli di accettazione della realtà.
Quindi può assumere un significato fatalistico, ossia di rassegnata osservazione che “ogni cosa si svolge secondo le leggi di natura.” L’applicazione di una metafora naturalistica alle cose, artificiali, dell’uomo può essere così utilizzata per giustificare le diseguaglianze sociali, rappresentate come “leggi di natura”. Si tratta di una manipolazione delle “morale” dei proverbi, piegata alla giustificazione dello status quo. L’aveva colta già Giuseppe Giusti (1809-1850), cui si deve una delle più importanti raccolte di proverbi italiani, che la rivela in un suo ironico sonetto: “Un gran proverbio caro al Potere dice che l’essere sta nell’avere”.
Il proverbio L’acqua va al mare, ormai desueto, si applicava sia alla ricchezza che agli uomini. Più uno ha denari, più ne fa. Ma anche L’opinione dei più si tira dietro quella dei meno; infatti, per quieto vivere spesso le persone si adeguano acriticamente al senso comune.
Ma L’acqua va la mare può essere interpretato anche come semplice detto della saggezza popolare che svela meglio di un trattato di economia uno dei meccanismi di arricchimento: chi guadagna poco spende tutto per vivere; chi ha molti soldi, altri ne fa perché non spende tutto il suo reddito e sul di più guadagna con la rendita.

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