domenica 9 febbraio 2014

Bilancio anno culturale 2013.



A Veszprém con Paczolay Gyula
Un bilancio dell’Anno culturale italo-ungherese appena trascorso può essere considerato positivo. Il numero e il livello degli eventi culturali, nei due Paesi, è sembrato alto (v. post del 26 giugno ‘13), così come buona è apparsa la partecipazione del pubblico.
Ciò è ancor più rilevante se si considera che l’organizzazione di questa stagione culturale ha sofferto di inspiegabili assenze, come nel settore turistico dove non si registrano atti dell’ente italiano preposto (ENIT) o dell’Ufficio Turistico Ungherese.

Inoltre, gli eventi si sono svolti in un contesto internazionale non proprio favorevole. Ancora nel mondo, e in particolare in Europa, permane una congiuntura negativa.
Sul piano politico, l’Europa e le relazioni tra Stati non attraversano un periodo d’oro, anzi. In particolare, secondo il Calendario Atlante De Agostini 2014, le opposizioni in Ungheria e anche l’UE ritengono che alcune modifiche della Costituzione magiara “siano un pericolo reale per la democrazia e lo stato di diritto”.
Sul piano economico, la crisi è continuata ne 2013: nel 2012 il Pil dell’Eurozona è stato negativo (-0,6%), in particolare – a parte il caso Grecia –  per l’Italia (-2,4%) e per l’Ungheria (-1,7%).
Si può dire che stiamo ancora imparando, tutti, a diventare europei restando italiani, ungheresi, ecc. Nel 2014, a cent’anni dalla Grande Guerra (che vide italiani e ungheresi su fronti opposti), l’Europa ha l’occasione di dimostrare a se stessa e al mondo che non è più tempo di conflitti distruttivi, ma di cooperazione: l’unica strada che appare in grado di assicurare un futuro.

Eppure le relazioni italo-ungheresi si sono confermate buone, a dimostrazione che, al di là dei rapporti tra Stati e dei problemi congiunturali, l’amicizia tra i popoli e tra le persone è duratura. Ciò grazie ad alcune istituzioni (tra le altre, il Consolato generale d’Ungheria a Milano, l’Accademia d’Ungheria di Roma, l’Istituto di Cultura Italiana a Budapest, l’Università la Sapienza di Roma, l’Università ELTE di Budapest, la Associazioni italo-ungheresi, ecc.), e grazie ai solidi legami che uniscono tanti ungheresi e tanti italiani.
Un piccolo esempio di ciò è avvenuto il 30 gennaio scorso a Veszprém. Sono stato accolto con grande cordialità nella biblioteca provinciale Eötvös Károly per l’incontro di presentazione del mio libro bilingue di proverbi ungheresi, segnalato anche dal quotidiano locale Napló. Oltre al paremiologo Paczolay Gyula, uno studioso di grande umanità, ho potuto incontrare giovani ungheresi attratti dalla lingua italiana, e credo che ci saranno altri appuntamenti italo-ungheresi.

Infine, una considerazione per i prossimi eventi e anni culturali. Sembra opportuno non limitarsi a eventi della cosiddetta cultura “alta” (Verdi, Liszt ecc.), ma considerare la cultura “quell’insieme complesso che comprende le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, le leggi, i costumi e qualunque altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società” (Edward Taylor), insomma anche le espressioni culturali più popolari, così da coinvolgere un pubblico più vasto.

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