lunedì 10 marzo 2014

Memoria. “Succede un ‘48”.





Petőfi Sándor legge il poema Nemzeti dal 
alla folla, disegno  Zichy Mihály (wikipedia)
Le rivoluzioni europee del 1848 hanno lasciato un segno anche nel linguaggio quotidiano.
In Italia si dice “succede un quarantotto” per descrivere una situazione caotica che porta scompiglio, alludendo alle rivolte di quell’anno.
In Ungheria si dice “nem enged a negyvennyolcból” (non cede dal ‘48) per descrivere chi non recede dalle proprie posizioni, alludendo alla tenacia delle rivendicazioni di quella rivoluzione ungherese.

Insomma, “la primavera dei popoli” - com’è ricordata quella stagione di rivolte nazionali contro il nuovo ordine imposto nel 1814 dai sovrani assolutisti (Restaurazione),  dopo la sconfitta della rivoluzione francese e le guerre napoleoniche – ha aperto un nuovo cammino di autodeterminazione.
Italiani e ungheresi furono affratellati da questa lotta per la libertà (v. post del 27 maggio ’13 sulla Battaglia di Magenta).

L’Italia, dopo altre guerre, conquistò l’indipendenza (1861).

L’Ungheria non ci riuscì, ma ottenne un’ampia autonomia dalla monarchia asburgica con una riforma costituzionale (1867) seguita a un accordo di compromesso (ungh, Kieyezés, tedesco Ausgleich)

Anche se tale stagione rivoluzionaria è partita dall’Italia (in gennaio scoppiò la rivoluzione siciliana), gli unici ricordi rimasti sono in qualche monumento o nella toponomastica (a Milano ci sono Piazza 5 giornate e Corso XXII marzo).
Invece, in Ungheria il 15 marzo 1848 è una delle tre feste nazionali, nemzeti ünnep (v. post 8 luglio ’13). Sembra la festività civile più sentita e condivisa: la festa delle rivoluzione del 1848 (1848-as forradalom ünnepe), ricordata anche come “la primavera gloriosa” (a dicsõséges tavasz).
Tale ricorrenza viene festeggiata anche a Milano (quest’anno è il 65° anniversario) dalla comunità italo-ungherese: una commemorazione organizzata dal Console ungherese, Manno István, si svolgerà presso la Pinacotaca Ambrosiana il 15 marzo alle ore 10.

Ecco altre ricorrenze del 2014 per gli ungheresi:
-          10° anniversario dell’adesione dell’Ungheria alla Unione  Europea,
-          15° anniversario dell’adesione dell’Ungheria alla NATO,
-          25° anniversario della caduta della cortina di ferro,
-          70° anniversario dell’Olocausto in Ungheria,
-          100° anniversario dell’inizio della Grande Guerra,
-          bicentenario della nascita di Miklós Ybl, celebre architetto ungherese.

Inoltre 120 anni fa moriva Kossuth Lajos (1802-1894) - il “Mosè ungherese”, guida della rivoluzione del 1848 - che visse in esilio a Torino gli ultimi anni della sua vita.

Ed ecco la prima strofa del poema Nemzeti dal, con cui il poeta Petőfi Sándor infiammò gli animi dei magiari nel 1848.

Nemzeti dal
Talpra magyar, hí a haza!
Itt az idő, most vagy soha!
Rabok legyünk vagy szabadok?
Ez a kérdés, válasszatok!
A magyarok istenére

Esküszünk,
Esküszünk, hogy rabok tovább
Nem leszünk!

Canto nazionale
In piedi, o magiaro, la patria chiama!
È tempo: ora o mai!
Schiavi saremo o liberi?
Scegliete!
Al Dio dei magiari
giuriamo,
giuriamo che schiavi
mai più saremo!
(trad. di Silvia Rho)

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