lunedì 13 ottobre 2014

Seuso-kincs torna in Pannonia.

Riproduzione grafica di Villa Seuso (Seuso palotája)
Il ritrovamento di un tesoro nascosto é spesso avvolto dal mistero, a volte diventa un ”affaire” (ügy) internazionale, fonte di reportage o teorie cospirative.
É il caso del ”tesoro di Seuso” (Seuso-kincs), in mostra da ottobre a gennaio a Székesfehérvár, capoluogo della provincia ungherese di Fejér. Si tratta di 7 pezzi di vasellame d’argento (la metá del tesoro originale, ma la collezione completa ne doveva contare oltre un centinaio), finemente decorati, risalenti al IV e V secolo d.C.
L’origine del tesoro é incerta, addirittura qualcuno ha parlato di un tesoro ”fenicio”. Cosí il suo possesso é stato conteso da Ungheria, Libano e perfino Croazia.
Il nome é quello che compare come proprietario nella scritta in latino che circonda il medaglione centrale di uno dei piatti, dov’é rappresentato un banchetto sulle rive del Pelso, l’attuale lago Balaton (HEC SEVSO TIBI DVRENT PER SAECVLA MVLTA POSTERIS VT PROSINT VASCVLA DIGNA TVIS,O Seuso che questi piccoli contenitori ti appartengano per molti secoli e servano degnamente i tuoi discendenti”).
Si pensa che i pregiati pezzi – tra i piú importanti della tardoantica toreutica (arte di lavorare i metalli in incavo e a rilievo) – siano stati prodotti dagli stessi artigiani che crearono un trappiede d’argento ritrovato nel 1873 presso Polgárdi (vicino al Balaton) e ora nella collezione del Museo Nazionale Ungherese.

Quindi tale tesoro é probabilmente proveniente dalla Pannonia, provincia a est dell’Impero Romano e attuale regione del Transdanubio (Dunántúl) nell’Ungheria occidentale.
Il tesoro era conservato in un calderone di bronzo (datato un secolo successivo), che lo ha preservato dall’ossidazione dopo che é stato nascosto forse per sottrarlo a qualche razzia (all’epoca i magiari non si erano ancora insediati nel bacino carpatico).

La storia che circola in Ungheria sul suo ritrovamento racconta di un giovane soldato (archeologo dilettante), Sümegh József, che l’avrebbe scoperto sepolto nella seconda metà degli anni ’70, ma non l’avrebbe comunicato alle autoritá statali per venderlo sul mercato illegale.
Nel 1980 Spencer Compton, 7° Marchese di Northampton, compró il tesoro da mercanti d’arte. Subito dopo, Sümegh (che aveva 24 anni) fu ritrovato morto impiccato.
Il tesoro ricomparve nel 1990 in un’asta di Sotheby’s a New York e si aprí un contenzioso legale a livello internazionale sulla sua proprietá.
Nel marzo di quest’anno il primo ministro ungherese, Orbán Viktor, ha annunciato che metá del tesoro é tornato ”a casa”, acquistato dal governo ungherese per 15 milioni di euro, per esporlo nel Museo Nazionale di Budapest (ma fino al giugno scorso era possibile visitarlo gratuitamente nel Parlamento ungherese). L’obiettivo dichiarato, con un qualche orgoglio nazionale utile in questo periodo elettorale (il 12 ottobre si é votato in tutti i comuni ungheresi), é di riportare in Ungheria anche i restanti 7 pezzi dell’”argenteria di famiglia”, ancora in mano a Lord Northampton .

Székesfehérvár – oltre 100mila abitanti, il nono centro abitato dell’Ungheria per dimensioni – é la cittá dove venivano incoronati i re ungheresi (Alba Regia). L’onore di ospitare il tesoro lo deve alle ricerche archeologiche, ancora in corso, della villa del senatore Seuso. Resti sono stati ritrovati nei pressi di Szabadbattyán, a metá strada tra Székesfehérvár e Polgárdi, nella stessa zona della scoperta di Sümegh (il piccolo borgo di Úrhida).
Il mistero pare quindi risolto, anche se il tesoro pannonico é ancora diviso.


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