lunedì 2 giugno 2014

Proverbio/detto ungherese del mese (1014).

Az emberi hülyeség határatlan, “La stupidità umana è senza confini” (hülyeség significa “stupidità, idiozia”); proverbio conosciuto anche in Italia, dove è però più diffuso l’analogo ma caustico: “La madre dei cretini è sempre incinta”.
I proverbi, in quanto “sapienza dei popoli”, dovrebbero essere l’antitesi della stupidità. Ma il tema degli sciocchi (e, corrispondentemente, dei furbi che ne approfittano) è trattato con ambiguità. Troviamo la stupidità figlia della superficialità (Tamburi e grancassa, imbroglian chi passa), ma anche travestimento della furbizia (Bisogna far lo sciocco per non pagare il sale) o rifugio consolatorio (In pellicceria ci vanno più pelli di volpe che d’asino). Uno stato quasi permanente da cui i più escono troppo tardi (Del senno di poi son piene le fosse). In genere, comunque, si parla di stupidità individuale.

Un evento recente mi ha indotto a riflettere sulla stupidità collettiva.
Poche settimane fa ho assistito alla presentazione di un libro d'arte, neo surrealista, con poesie di Szőcs Géza. Secondo questo poeta magiaro (responsabile del padiglione ungherese all’Expo 2015), le tre forze che muovono la storia sono: ideali (a volte, falsi), interessi e stupidità (ungh. ideálok, érdekek és hülyeség).
Le prime due forze sono le coordinate di destra e sinistra (Norberto Bobbio), si scontrano sullo scenario politico ed economico, e crediamo di controllarle con la democrazia.
La terza ci appare quasi come una calamità (sovran)naturale. Addirittura, per Schiller, contro di essa “anche gli dei lottano invano”.
La stupidità è un male a livello individuale, dove conterebbe il libero arbitrio (ungh. szabad akarat) ma pensare con la propria testa costa fatica e non vedere i pericoli sembra la soluzione per star lontano dalla paura.
Lo è ancor più a livello di massa, dove impera il conformismo (ungh. konformizmus). Non ce ne hanno liberato le nuove tecnologie informatiche, che promettono informazione e cultura per tutti, ma rivelano grandi rischi per il “pensiero meditante” (l'americano Nicholas Carr ha scritto qualche anno fa “Internet ci rende stupidi?”). Invece che combattuta, la stupidità è assecondata, soprattutto da politici e uomini d'affari che abusano della credulità popolare.
Forse la stupidità è radicata nell’inconscio, è l'altra faccia della medaglia dell'istinto di sopravvivenza: il conformismo collettivo sembra assicurare la continuazione della specie umana. Invece, spesso la mette in pericolo, diventando anticamera di nazionalismi e totalitarismi.

Cento anni fa scoppiava la 1° guerra mondiale: un'immane tragedia (18 milioni di morti), che ebbe un tragico supplemento nella 2° guerra mondiale (oltre 50 milioni di morti nel solo vecchio continente). Chi sopravvisse disse “mai più”: nacque l'ONU e in Europa furono messi in comune fonti di energia e di armi (la comunità del carbone e dell'acciaio, prima CECA poi CEE e ora UE), per evitare un altro conflitto distruttivo e assicurare la pace.
Cent'anni dopo Szőcs (uno spirito libero) mette in guardia dal risorgere oggi di analoghe forze distruttive che, follemente e stupidamente, sterminarono parte dell'umanità.
Albert Einstein sosteneva che “follia è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi”.


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