L’ungherese è “l’unica lingua che il diavolo rispetti”
(in ungh.: az egyetlen nyelv, amit az
ördög tiszteletben tart).
Sembra un detto magiaro, ma è solo
un’invenzione letteraria di Chico Buarque, popolare cantautore brasiliano.
Buarque ha scritto il romanzo Budapest
(Feltrinelli, 2005), anche se non è mai stato in quella città: è stato attratto
dalla diversità della lingua magiara, che apre orizzonti inaspettati. Ha inventato
così un’avventura linguistica per il suo personaggio, José Costa (alias Zsozse
Kosta), un ghost writer che mette in
gioco la sua identità, dividendosi tra due terre lontane e due lingue
diversissime ma magiche come il portoghese e l’ungherese (di cui lo colpisce la
pura e semplice sonorità), e“quando
scopre che in ungherese è un poeta e non un prosatore è come se scoprisse di
avere un'altra anima, che non conosceva” (v. intervista).
Il concetto è stato espresso anche
da Andrea Csillaghy (già docente di ungherese a Udine), che in un convegno del
2002 sui mediatori culturali affermava che “la
competenza linguistica rimane nella coscienza adulta come un raddoppio
dell’anima stessa”. Csillaghy ha sottolineato inoltre la vivacità del
lessico ungherese dopo il 1989 grazie, in particolare, ai giovani e ai
pubblicitari.
Le origini dell’ungherese non sono
chiare. Addirittura nel Medioevo veniva assimilato al “turco” poiché “turchi”
venivano chiamati i popoli che arrivavano in Europa da est.
Assieme al finlandese e all’estone,
l’ungherese fa parte del gruppo linguistico ugrofinnico
(circa 200 parole-base in comune), che non ha parentele certe con le lingue
indoeuropee (albanese; armeno;
baltiche; celtiche; germaniche; greco; indo-iraniche; romanze, comprendenti
francese, italiano, portoghese, rumeno, spagnolo). Anzi, il gruppo ugrofinnico
(un po’ eterogeneo, visto che tra finlandese e ungherese c’è più distanza che
tra inglese e russo) è inserito nella famiglia linguistica uralica, inglobato nel gruppo uralo-altaico
(le principali lingue altaiche sono: kazaco, manciù, mongolo, turco, usbeco).
Per perdersi definitivamente in
questa babele linguistica, va aggiunto che alcuni studiosi rintracciano origini
dell’ungherese nelle lingue lapponi, nel greco antico e, addirittura, nella
scomparsa lingua sumera – forse la prima
lingua con una scrittura, quella cuneiforme – parlata in Mesopotamia dal IV
millennio a.C. (estinta dal 2300 a.C., ma usata come lingua classica ancora per
due millenni). Infine, la lingua ungherese è ricca di “prestiti” da altre
lingue: dalle più antiche (antico slavo, arabo, latino medievale, tedesco) alle
più moderne (lingue anglosassoni ma anche neolatine o romanze). L’odierno
ungherese standard si basa sul dialetto dell’Ungheria orientale consolidatosi
nel XVIII secolo: circa un milione di vocaboli, ma nella conversazione ne
bastano 8-10mila (più o meno come in italiano).
Il risultato è un lessico
originale, completamente diverso dalle altre lingue europee, come originale è
la struttura sintattica, definita agglutinante
suffissante: in soldoni, le parole vengono formate incollando alla radice (elemento minimo con significato)
diverse unità elementari (suffissi) o
aggiungendo posposizioni che ne
segnano la funzione nella frase.
Ad esempio : “per i miei amici” in
ungherese diventa a barátaimnak (a barát-ai-m-nak,
lett. “gli amico-i-miei-per”).
In sintesi, le principali
caratteristiche della lingua ungherese (magyar
nyelv) sono:
-
scrittura fonetica, in quanto corrisponde alla
pronuncia (con l’eccezione dell’assimilazione,
dove una di due consonanti vicine cambia suono);
-
mancanza di generi grammaticali (maschile,
femminile, neutro);
-
peculiare sistema di declinazione dei nomi per indicare il caso (modifica di un nome a seconda che
sia il soggetto o un complemento) e il numero
(singolare, plurale);
-
specifiche coniugazioni verbali soggettive e
oggettive, oltre che per persona e numero; i verbi hanno solo 3 tempi (passato, presente, futuro) e 6 modi (indicativo,
imperativo, condizionale, gerundio, participio, infinito);
-
alto numero di casi (almeno 17) al posto dei
complementi; suffissi segna-caso al posto delle preposizioni;
-
uso limitato del plurale dopo un numerale non si usa);
-
accento tonico sempre
sulla prima sillaba, anche se ci sono accenti secondari nelle parole più lunghe
dove compaiono vocali lunghe;
-
regola dell’armonia vocalica: ogni parola contiene o tutte vocali basse (a, á, o, ó, u, ú) o tutte alte (e, é, i, í, ö, ő, ü, ű); fanno eccezione
parole con i, quelle straniere e
quelle composte);
-
14 vocali (7 brevi e 7 lunghe) che si
pronunciano sempre separatamente (non esistono dittonghi), e due semivocali, su
40 lettere dell’alfabeto (oltre alle lettere non ungheresi: q, w,
x, y);
-
assenza di aggettivi possessivi, ma si usano
suffissi nominali possessivi e pronomi possessivi (declinabili);
-
van e vannak (3° persona: è, sono) si omettono
nelle frasi con predicato nominale; si usano soprattutto col significato di “c’è,
ci sono”;
-
la struttura della frase è SOV, soggetto-oggetto-verbo
(come nelle lingue uralico-altaiche), e non SVO (come nelle lingue neolatine), anche
se in linea di massima l’ordine delle parole è libero e dipende dalla parola tonica (quella su cui cade l’enfasi),
che va messa subito prima del verbo.
Ecco infine altre citazioni sulla lingua ungherese (che ho tradotto dall’inglese), raccolte dallo scrittore
ungherese Kalmár János per
descrivere le meraviglie dell’ungherese (a
magyar nyelv csodái).
1840 - N. Erbesberg,
professore di Vienna famoso a livello mondiale: “La struttura della lingua
ungherese è tale da sembrare che i linguisti l’abbiano creata con l’intento di
incorporare in essa ogni regola, concisione, melodia e chiarezza, e oltretutto
viene evitata qualsiasi volgarità, difficoltà di pronuncia e irregolarità.”
1860 - Jules
Oppert sottolineò la parentela tra la lingua Ungherese e quella dei Sumeri.
1870 - Archibald
Sayce, Professore di Studi Orientali a Oxford, decifrò il primo testo in
lingua Sumera e fece un’analisi linguistica della lingua. Trovò la stretta
parentela col Sumero nelle lingue Ungherese e Basco. Andò in Ungheria per
imparare l’ungherese e trovò anche che l’ungherese era la lingua più adatta per
leggere il Sumero.
1887 - Sándor
Giesswein, canonico e linguista, per dimostrare la relazione
Sumero-Ungherese, usò esempi antropologici e un approfondito studio comparativo
della grammatica delle due lingue.
1926 - József
Aczél, linguista, nel suo libro Le
nostre origini Scite-Greche
dichiarò: “la Grammatica Ungherese e 300
radici nominali sono identiche nel Greco Ellenico.”
1932 - Edgar
Clement, linguista Tedesco, fu così colpito dalla musicalità della lingua
che imparò l’ungherese. Secondo lui la lingua ungherese aveva una forza magica
che riflette una profonda spiritualità che si può incontrare solo nelle
classifiche linguistiche di alto livello, specie le antiche lingue classiche.
1976 - Adorján
Magyar: “ la maggioranza dei popoli europei ha imparato a leggere e
scrivere solo dopo che furono convertiti al Cristianesimo, mentre i Magiari
abbandonarono la propria scrittura runica dopo la loro conversione poiché la
Chiesa la riteneva pagana.”
(FINE. la 1° parte è stata pubblicata il 9 dicembre 2013)