“Nella maggior parte
dei casi è la nazione che ha creato la lingua, mentre in Ungheria è la lingua
che ha creato la nazione e la fa vivere attraverso tutte le trasformazioni”.
È un’affermazione del giornalista e politologo ungherese, naturalizzato
francese, François Fejtő (1909-2008).
La lingua magiara ha mantenuto la sua peculiarità per oltre
un millennio, pur contando poco sulla trasmissione scritta, visto che dal 1000
e fino al secolo XIX la lingua ufficiale nel Regno d’Ungheria è stata il latino.
I documenti più antichi giunti fino a oggi, in ungherese, risalgono al XIII
secolo: l’Orazione funebre e il Pianto di Maria. Il primo libro stampato in ungherese è del 1527
(stampato a Cracovia). La letteratura ungherese fiorisce tra ‘700 e ‘800,
conquistandosi un posto tra le grandi letterature europee.
A confronto la lingua italiana è una debuttante, pur se
raccoglie l’eredità latina della Roma antica. Dante Alighieri (1265-1321) ha
posto per primo il problema di una lingua nazionale. Ma la prima codificazione dell’italiano
è avvenuta solo dopo l’Unità d’Italia, con la stesura del relativo Dizionario basato
sul Toscano, a cura di un’apposita
commissione del Ministero dell’Istruzione, presieduta da Alessandro Manzoni
(1785-1873). Alcuni hanno considerato la lingua italiana “la limpida continuazione del solo latino volgare” (Graziadio Isaia
Ascoli).
Agli albori dell’Unità d’Italia (1861), solo il 2,5% della
popolazione parlava l’italiano: 630 mila persone, compresi 400mila fiorentini e
70 mila romani il cui dialetto si avvicinava all’italiano ufficiale (Tullio De
Mauro, Storia linguistica dell’Italia
unita, Laterza).
Il risultato è una lingua letteraria ed erudita sì, ma un
po’ astratta, che ha manifestato una carenza di parole espressive della vita
quotidiana, di cui sono invece ricchi i dialetti.
Una maggiore ricchezza espressiva si riscontra invece nella
lingua ungherese, in ragione della sua durata e della sua diffusione in tutti
gli strati sociali. Ma il suo relativo isolamento (non esente da contaminazioni
germaniche, slave, turche) ha reso necessario arricchirne il lessico. Nel XVIII
secolo il movimento “riforma della lingua” (nyelvújítás) – guidato dal
letterato Ferenc Kazinczy (1759-1831) – ha introdotto oltre diecimila nuovi
vocaboli per meglio esprimere in ungherese concetti e idee più moderne.
Lo scrittore ungherese Kalmár János ha raccolto
varie citazioni sulla lingua ungherese (magyar nyelv), definendola con enfasi “una delle vere meraviglie della Terra dai
tempi antichi”.
Ne ho tradotte alcune (dall’inglese)
per i lettori.
Ecco dunque le meraviglie
dell’ungherese (a magyar nyelv csodái)!
1480 – Marcio Gallotti, un umanista alla corte
di Re Mattia Corvino, dichiarò con stupore: “Gli Ungheresi possono essere
aristocratici o contadini, ma usano tutti la stessa lingua.”
1609 – Polanius Amandus, lo scrittore umanista
che viveva a Basilea, quando fu pubblicata la "grammatica ungherese"
di Albert Molnár, scrisse: "C’erano alcuni i quali dubitavano che la
sfrenata lingua ungherese avesse regole, ma voi, nel vostro lavoro eccezionale,
li avete proprio smentiti."
1790 - Johann Gottfried
Herder riconobbe che la lingua ungherese è
un grande Tesoro: “C’è qualcosa di più caro al popolo che la propria lingua?
Tutto il loro modo di pensare sta nella loro lingua, il loro passato e la loro
storia, le loro credenze, e la base dell’intera vita, di tutto il loro cuore e
la loro anima”.
1817 - Cardinal
Giuseppe Mezzofanti, che capiva 58 lingue e parlava, tra le molte altre, 4
dialetti ungheresi, salutò l’ufficiale giudiziario József a Bologna con un
discorso ungherese molto brioso. Fu lui che disse al linguista ceco, Ágoston
Frankl: “Sai quale lingua è equivalente al Latino e al Greco nella sua
struttura e nell’armonia ritmica? È la lingua ungherese. (...) Sembra come se
gli ungheresi stessi non si rendano conto che nella loro lingua è nascosto un
tesoro.” Il Cardinale Mezzofanti fu fatto membro onorario dell’Accademia
Ungherese delle Scienze nel 1832.
1820 – Jackob
Grimm stabilì le regole per la progressione del suono e fu il primo a
scrivere una Grammatica tedesca. Affermò che la lingua ungherese è logica, ha
una struttura perfetta e supera ogni altra lingua.
1830 – Sir John
Bowring, viaggiatore e scrittore inglese, visitò l’Ungheria e pubblicò
un’antologia delle opere di scrittori e poeti ungheresi. “La lingua ungherese
viene da lontano. Si è sviluppata in modo molto particolare e la sua struttura
risale ai tempi in cui la maggior parte delle lingue europee parlate
attualmente non esisteva neanche. È una lingua che si è sviluppata
costantemente e saldamente in se stessa, e
in cui ci sono logica e matematica con l’adattabilità e la malleabilità
di forze e accordi.”
1840 – Wilhelm
Schott, eccezionale scienziato Tedesco: “Nella lingua Ungherese c’è una visione
fresca, infantile, naturale, e si può sospettare che in essa c’è la possibilità
di uno sviluppo nascosto come un bocciolo. Essa contiene molte belle consonanti
morbide e le sue vocali sono molto più chiaramente pronunciate che in tedesco.
Può essere usata per brevi dichiarazioni e anche per potenti oratorie, in
breve, per ogni tipo d prosa. È costruita sulla corrispondenza dei suoni
vocalici, rime piacevoli, e la sua ricchezza e i suoi toni altisonanti sono
adatti per la poesia. Ciò è dimostrato in ogni branca dell’arte poetica.”
(continua)
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