Itt a húsa, itt a leve, “ecco la sua carne, ecco il suo succo”. Questo modo
di dire ungherese, il quale significa che ho detto tutto quello che c’era da
dire su un argomento e non c’è altro da aggiungere, è analogo all’italiano “questo è il succo” della questione.
Rafforza il
concetto il termine “carne”
(hús), che in questo caso potremmo
tradurre “polpa”, probabilmente
perchè questo alimento è spesso la portata principale di un pasto.
Come sulle tavole
degli italiani è difficile che manchi il pane (o la pasta), sulle tavole
ungheresi il pasto – specie se con invitati – non può prescindere da uno o,
spesso, più piatti a base di carne.
Ho già scritto
come questa abitudine in Ungheria si riscontra fin dalla colazione, abbondante
e dove regnano i salumi (accompagnati da verdure crude).
A questo proposito, il “salame ungherese” che troviamo in
Italia non assomiglia, neanche nell’aspetto, al vero salame ungherese (szalámi). Questo è più sottile
(lunghezza 30-40 cm), preparato con carne di maiale (1/3 polpa, 1/3 grasso) e
di bovino (restante 1/3), e viene miscelato con sale, pepe, paprika (polvere di
peperone essiccato) e aglio (pestato e macerato nel vino bianco). Viene
affumicato per mezza giornata e stagionato per 3-4 mesi.
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