Marzo '43, Sesto S.G. (MI): operai in sciopero contro il fascismo. |
Il primo ricordo
del 25 aprile è di quando avevo sei anni, all'inizio degli anni '60.
Era un giorno festivo, ma bisognava comunque andare a scuola per
partecipare alla celebrazione di tale ricorrenza: una messa e un
corteo fino al cimitero per lasciare corone di fiori al monumento ai
caduti (in Italia, spesso, il medesimo che onorava i caduti della
Prima Guerra Mondiale). Una cerimonia molto istituzionale, di cui non
capivo il significato e di cui in famiglia non si parlava. Mi è
rimasta una buona impressione solo perché al termine donavano ai
bambini un sacchetto di caramelle.
Alla fine degli
anni '60, invece, le cose cambiano. I giovani della contestazione,
alla ricerca di radici valoriali, riscoprironono la Resistenza, da
cui nacque la Repubblica e una delle migliori Costituzioni al mondo.
Il 25 aprile diventò così una manifestazione popolare, ma fece
emergere anche un lato oscuro degli italiani: una parte non voleva
fare i conti col fascismo e accusava la sinistra di
strumentalizzazione. Con mio padre ci fu uno scontro generazionale e
politico.
Mi appassionai
alle storie delle “repubbliche partigiane” e imparai la canzone
Bella Ciao, una vecchia canzone popolare riadattata nel testo
in onore del “partigiano morto per la libertà”, diventata l'inno
nazionale ufficioso dell'Italia democratica.
Questa canzone è
famosa in tutto il mondo, anche in ungherese; ecco
la prima strofa:
Eljött
a hajnal, elébe mentem,
Ó
bella csáó,
bella csáó,
bella csáó,
csáó,
csáó,
Eljött
a hajnal, elébe mentem,
és
rám
talált
a megszálló.
Oggi c'è maggiore
equilibrio nel ricordare che la liberazione dal nazifascismo ha dato
a tutti libertà e democrazia. Settant'anni fa, il 25 aprile 1945 il
Comitato di Liberazione Nazionale – formato non solo da socialisti
e comunisti, ma anche da democristiani, liberali e persino monarchici
– proclamò l'insurrezione di Milano e delle altre città del nord
(dove la lotta partigiana fu più lunga e intensa). Poche settimane
dopo, con la capitolazione prima della Germania e poi del Giappone,
terminò la Seconda Guerra Mondiale con un bilancio di 50 milioni di
morti.
Il lascito più
importante del 25 aprile, la festa civile più sentita dagli
italiani, è il “ripudio della guerra” iscritto nella
Costituzione, oltre a una lezione fondamentale: la libertà è il
bene più prezioso per i popoli.
Spero che i miei
figli, che spesso partecipano con me alle manifestazioni per la
Liberazione, abbiano capito che le libertà (e i diritti che ne
conseguono) non sono acquisite una volta per tutte, e che occorre
sempre resistere a chi le vorrebbe limitare.
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