venerdì 24 aprile 2015

25 aprile: liberi, tutti.

Marzo '43, Sesto S.G. (MI): operai in sciopero contro il fascismo.
Il primo ricordo del 25 aprile è di quando avevo sei anni, all'inizio degli anni '60. Era un giorno festivo, ma bisognava comunque andare a scuola per partecipare alla celebrazione di tale ricorrenza: una messa e un corteo fino al cimitero per lasciare corone di fiori al monumento ai caduti (in Italia, spesso, il medesimo che onorava i caduti della Prima Guerra Mondiale). Una cerimonia molto istituzionale, di cui non capivo il significato e di cui in famiglia non si parlava. Mi è rimasta una buona impressione solo perché al termine donavano ai bambini un sacchetto di caramelle.

Alla fine degli anni '60, invece, le cose cambiano. I giovani della contestazione, alla ricerca di radici valoriali, riscoprironono la Resistenza, da cui nacque la Repubblica e una delle migliori Costituzioni al mondo. Il 25 aprile diventò così una manifestazione popolare, ma fece emergere anche un lato oscuro degli italiani: una parte non voleva fare i conti col fascismo e accusava la sinistra di strumentalizzazione. Con mio padre ci fu uno scontro generazionale e politico.
Mi appassionai alle storie delle “repubbliche partigiane” e imparai la canzone Bella Ciao, una vecchia canzone popolare riadattata nel testo in onore del “partigiano morto per la libertà”, diventata l'inno nazionale ufficioso dell'Italia democratica.
Questa canzone è famosa in tutto il mondo, anche in ungherese; ecco la prima strofa:

Eljött a hajnal, elébe mentem,
Ó bella csáó, bella csáó, bella csáó, csáó, csáó,
Eljött a hajnal, elébe mentem,
és rám talált a megszálló.

Oggi c'è maggiore equilibrio nel ricordare che la liberazione dal nazifascismo ha dato a tutti libertà e democrazia. Settant'anni fa, il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale – formato non solo da socialisti e comunisti, ma anche da democristiani, liberali e persino monarchici – proclamò l'insurrezione di Milano e delle altre città del nord (dove la lotta partigiana fu più lunga e intensa). Poche settimane dopo, con la capitolazione prima della Germania e poi del Giappone, terminò la Seconda Guerra Mondiale con un bilancio di 50 milioni di morti.

Il lascito più importante del 25 aprile, la festa civile più sentita dagli italiani, è il “ripudio della guerra” iscritto nella Costituzione, oltre a una lezione fondamentale: la libertà è il bene più prezioso per i popoli.
Spero che i miei figli, che spesso partecipano con me alle manifestazioni per la Liberazione, abbiano capito che le libertà (e i diritti che ne conseguono) non sono acquisite una volta per tutte, e che occorre sempre resistere a chi le vorrebbe limitare.

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