Il Console Generale d’Ungheria Manno Istávn, a fine anno conclude il suo mandato a Milano e torna
nel proprio Paese per altri incarichi. Sarà probabilmente una donna a prenderne
il posto.
Il 23 ottobre, nel tradizionale incontro per celebrare
l’anniversario della rivoluzione ungherese del ’56, Manno ha salutato tutti,
augurandosi di mantenere i legami d’amicizia sorti nei quasi quattro anni del
suo mandato. Tra l’altro ha premiato con alte onoroficieze ungheresi, Sinkó
Irene (presidente dell’ Associazione
Culturale Liguria-Ungheria) e la coppia Nemeth Gizella e Adriano Papo
(presidenti di due associazioni triestine, rispettivamente la Sodalitas Adriatico-Danubiana e l’Associazione Culturale Italoungherese Pier
Paolo Vergerio) per il significativo contributo all’amicizia tra i due
popoli.
Chi segue questo blog, ha trovato spesso il nome di Manno.
Infatti, il Console è stato molto attivo e presente in tutto il Nord-Italia
(area di sua competenza) e non solo.
Laureato in Economia a Budapest (ma anche alla Bocconi),
sposato e con due figli, Manno ha sviluppato la sua carriera nelle istituzioni
ungheresi, dal Ministero degli Esteri all’Ambasciata d’Ungheria a Roma, fino ad
arrivare al Consolato Generale (főkonzulát)
a Milano nel 2011.
I Mannó sono ungheresi di origine greca. Questa famiglia,
come poche altre, ha lasciato un segno profondo nella vita di Pest nel corso di
oltre due secoli (v. Korall 44/2011).
Ho incontrato Manno in diverse occasioni, a partire dal
primo invito per conoscerci che mi ha rivolto subito dopo aver ricevuto notizia
dell’edizione del mio libro di proverbi ungheresi. Ho avuto la netta
impressione di un impegno generoso nell’assolvere le funzioni tipiche di tutti
i corpi consolari (di solito assimilati ai corpi diplomatici, che però si
differenziano per la loro natura politica). Tra tali funzioni, oltre alla
protezione degli interessi ungheresi in Italia, spicca il favorire le relazioni
tra i due Paesi e promuovere in tutti i modi relazioni amichevoli tra gli
stessi. Ebbene in questa funzione penso che Manno abbia dato il massimo per
tenere alto il buon nome (l’onore e la credibilità) del suo Paese, al di là
delle contingenze politiche, e per migliorare l’immagine reciproca dei due popoli.
Ci è riuscito?
Occorre premettere che, da alcuni anni, l’Ungheria non gode
di “buona stampa” in Italia e anche in altri paesi Ue. Come per tutti gli stati
più piccoli, i mass-media ne parlano poco, e quando ne parlano è per eventi (in
genere, negativi) che suscitano clamore. Ecco ad esempio uno de recenti titoli
sull’Ungheria: “Biologia maschilista” (L’Espresso
del 2 ottobre 2014). Ciò produce nell’opinione pubblica una visione distorta
dell’Ungheria, basata su stereotipi, più o meno fondati (alcune prese di
posizioni su democrazia e liberalismo da parte del premier Orbán Victor
appaiono effettivamente discutibili; si incorre invece in pregiudizi quando si
usano due pesi e due misure nel valutare il governo ungherese rispetto ad altri
governi europei).
Per capire che sentimenti susciti tale situazione negli
ungheresi, in particolare quelli residenti in Italia, pensiamo a come ci
sentiamo noi italiani quando vediamo che sui giornali stranieri appaiono
solo nostri difetti o, peggio,
pregiudizi sul nostro “carattere”.
L’impresa del Console Manno era dunque tutta in salita,
benché un po’ di spinta sia arrivata nel 2013 dall’Anno culturale
Italia-Ungheria.
Eppure, credo di poter dire che – al di là dell’opinione
pubblica influenzata dai grandi mass-media –le persone e le istituzioni entrate
in relazione con il Console Generale abbiano vissuto un’esperienza ricca e che,
soprattutto, l’immagine dell’Ungheria ai loro occhi sia migliorata. Manno ha
mostrato, al di là di indubbie capacità diplomatiche, qualità umane non comuni
e ha lasciato un segno positivo. Penso che chi l’ha conosciuto gli ne sia
grato, e spero anche che ciò gli venga riconosciuto per i prossimi incarichi
istituzionali.
Tra l’altro, è scaduto anche il mandato dell’Ambasciatore
d’Ungheria a Roma, Balla János (probabilmente destinato all’ambasciata di
Mosca), e chi era candidato a sostituirlo, l'intellettuale Szentmihályi
Szabó Péter (vicino all’ultradestra di Jobbik e recentemente al centro di
polemiche sul suo presunto antisemitismo, denunciato dall’Anti Defamation
League) è deceduto lo scorso 20 ottobre.
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