A barátnőmmel táncolok, in ungherese letteralmente: “la ragazza-mia-con ballo”; in italiano
diremmo: “(io) ballo con la mia ragazza”. Quasi un rovesciamento della frase!
La lingua ungherese (magyar nyelv) ha
qualche similitudine con il latino, ma è molto distante dall’italiano
Per apprendere una lingua... basta parlarla! Una cosa che
riesce facile, soprattutto se si è bambini e se si tratta di madrelingua.
Invece per capire una nuova lingua, bisogna sapere come sono
formate le parole (morfologia) e come sono formate le frasi (sintassi);
altrettanto importante è conoscere i suoni delle lettere e l’accento delle
parole (fonologia). Ovviamente, occorre una sufficiente padronanza del
lessico: conoscere un “vocabolario di
base” di almeno 5mila parole.
In italiano l’ordine delle parole nella frase è molto
importante e si basa sul modello SVO (soggetto, verbo, oggetto). Può variare,
ma non di molto, per sottolineare la parte più importante del messaggio
comunicativo.
In ungherese, l’ordine delle parole è più libero. La
funzione di un sostantivo nella frase è segnata da un suffisso, che ne esprime
il caso (fa le veci del complemento). Quindi la morfologia delle parole è più
complessa e la sintassi della frase meno. Ma tale ordine non è casuale, dipende
dall’intenzione di chi parla.
In una frase possiamo riconoscere il tema (ciò di cui si parla) e il rema
(quello che si dice a proposito di ciò di cui si parla). In altre parole, c’è
un argomento (vecchio) e c’è un commento (nuovo). L’intenzionalità evidenzia il
contenuto informativo nuovo, mettendovi l’accento (la parola tonica, su cui
cade l’enfasi). Ecco perché Paolo Driussi sostiene che “la struttura sintattica
dell’ungherese è determinata dalla pragmatica della comunicazione” (v. post del
22 settembre 2014). Possiamo dunque individuare un ordine di base dei
costituenti della frase: tema + rema + verbo + altro.
Le principali caratteristiche grammaticali della lingua
ungherese sono state riassunte in un precedente post (23 dicembre 2013).
L’ungherese è una lingua agglutinante (agglutináló nyelv), cioè esprime i rapporti tra le parti del
discorso tramite suffissi e, in misura minore, posposizioni.
Ecco un esempio delle trasformazioni morfologiche di
un’unica parola, partendo da una radice nominale con successive agglutinazioni:
-
egész,
completo/intero
-
egész-ség,
salute
-
egész-ség-ed,
la tua salute
-
egész-ség-ed-re,
alla tua salute.
Sulla sintassi, oltre 100 anni fa, Arturo Aly Belfàdel
scriveva (Grammatica magiara, Hoepli,
1907):
-
Come in italiano, così in ungherese, il soggetto non ha
una posizione assolutamente fissa. L’andamento della frase ungherese è molto
simile a quello della frase latina, per cui spesso il verbo (van in ispecie) è posto in fine, dopo il
soggetto ed i predicai o complementi nelle proposizioni asseverative; mentre
generalmente si usa metter prima il verbo, poi il soggetto e per ultimo i
complementi in quelle interrogative; a meno che si voglia particolarmente
insistere sopra una parola, chè allora questa si mette per la prima nelle
frase.
-
Particolare energia prende la proposizione, quando, in
una proposizione affermativa, si mette il soggetto dopo il verbo.
-
Mentre il pronome soggetto può essere taciuto quasi
sempre, come in italiano, deve tuttavia essere espresso ogni qualvolta è unito
alle congiunzioni is = anche e sem = neanche. In tal caso l’is e il sem seguono immediatamente il soggetto: én is dolgozom = io anche lavoro; te sem dolgozol = tu anche
non lavori.
-
In una stessa proposizione, l’accusativo precede il
dativo, se la frase afferma; il dativo precede invece l’accusativo, e fra l’uno
e l’altro spesso si pone il verbo, se la frase nega, interroga o comanda.
Questa regola non è però proprio sempre seguita: én pénzt adok szegénynek = io denaro do al povero; adj
nekem kenyeret = dammi pane.
-
Quando si capisce che un oggetto per natura propria è
plurale, in ungherese si usa abitualmente il singolare del nome e del verbo.
-
Quando ci sono più soggetti, il verbo in ungherese si
mette al singolare. Così è coi numerali.
Ed ecco un esempio delle modifiche sintattiche di una frase
– “Andrea prende un libro nel negozio” – variabile secondo l’intenzione del
parlante (i modi possibili sarebbero 24!):
-
András vesz egy könyvet a boltban.
-
András vesz a boltban egy könyvet.
-
András egy könyvet vesz a boltban.
-
András egy könyvet a boltban vesz.
-
András a boltban egy könyvet vesz.
-
András a boltban vesz egy könyvet.
Il tema è sempre Andrea. Nel primo caso coincide con il
rema. Nell’ultimo, l’informazione principale è il negozio (proprio là ha Andrea
preso il libro).
In conclusione, per capire l’ungherese bisogna capire... gli
ungheresi!
Precedenti post sulla lingua
ungherese: 14 maggio 2013; 16-30 giugno 2013; 15-24-29 luglio 2013; 13-22
agosto 2013; 16 settembre 2013; 9-23 dicembre 2013; 17 marzo 2014; 22 settembre
2014.
Nessun commento:
Posta un commento