lunedì 17 novembre 2014

Per capire l'ungherese bisogna capire... gli ungheresi.

A barátnőmmel táncolok, in ungherese letteralmente: “la ragazza-mia-con ballo”; in italiano diremmo: “(io) ballo con la mia ragazza”. Quasi un rovesciamento della frase! La lingua ungherese (magyar nyelv) ha qualche similitudine con il latino, ma è molto distante dall’italiano
Per apprendere una lingua... basta parlarla! Una cosa che riesce facile, soprattutto se si è bambini e se si tratta di madrelingua.
Invece per capire una nuova lingua, bisogna sapere come sono formate le parole (morfologia) e come sono formate le frasi (sintassi); altrettanto importante è conoscere i suoni delle lettere e l’accento delle parole (fonologia). Ovviamente, occorre una sufficiente padronanza del lessico:  conoscere un “vocabolario di base” di almeno 5mila parole.

In italiano l’ordine delle parole nella frase è molto importante e si basa sul modello SVO (soggetto, verbo, oggetto). Può variare, ma non di molto, per sottolineare la parte più importante del messaggio comunicativo.

In ungherese, l’ordine delle parole è più libero. La funzione di un sostantivo nella frase è segnata da un suffisso, che ne esprime il caso (fa le veci del complemento). Quindi la morfologia delle parole è più complessa e la sintassi della frase meno. Ma tale ordine non è casuale, dipende dall’intenzione di chi parla.
In una frase possiamo riconoscere il tema (ciò di cui si parla) e il rema (quello che si dice a proposito di ciò di cui si parla). In altre parole, c’è un argomento (vecchio) e c’è un commento (nuovo). L’intenzionalità evidenzia il contenuto informativo nuovo, mettendovi l’accento (la parola tonica, su cui cade l’enfasi). Ecco perché Paolo Driussi sostiene che “la struttura sintattica dell’ungherese è determinata dalla pragmatica della comunicazione” (v. post del 22 settembre 2014). Possiamo dunque individuare un ordine di base dei costituenti della frase: tema + rema + verbo + altro.
Le principali caratteristiche grammaticali della lingua ungherese sono state riassunte in un precedente post (23 dicembre 2013). L’ungherese è una lingua agglutinante (agglutináló nyelv), cioè esprime i rapporti tra le parti del discorso tramite suffissi e, in misura minore, posposizioni.

Ecco un esempio delle trasformazioni morfologiche di un’unica parola, partendo da una radice nominale con successive agglutinazioni:
-         egész, completo/intero
-         egész-ség, salute
-         egész-ség-ed, la tua salute
-         egész-ség-ed-re, alla tua salute.

Sulla sintassi, oltre 100 anni fa, Arturo Aly Belfàdel scriveva (Grammatica magiara, Hoepli, 1907):
-         Come in italiano, così in ungherese, il soggetto non ha una posizione assolutamente fissa. L’andamento della frase ungherese è molto simile a quello della frase latina, per cui spesso il verbo (van in ispecie) è posto in fine, dopo il soggetto ed i predicai o complementi nelle proposizioni asseverative; mentre generalmente si usa metter prima il verbo, poi il soggetto e per ultimo i complementi in quelle interrogative; a meno che si voglia particolarmente insistere sopra una parola, chè allora questa si mette per la prima nelle frase.
-         Particolare energia prende la proposizione, quando, in una proposizione affermativa, si mette il soggetto dopo il verbo.
-         Mentre il pronome soggetto può essere taciuto quasi sempre, come in italiano, deve tuttavia essere espresso ogni qualvolta è unito alle congiunzioni is = anche e sem = neanche. In tal caso l’is e il sem seguono immediatamente il soggetto: én is dolgozom = io anche lavoro; te sem dolgozol  = tu anche non lavori.
-         In una stessa proposizione, l’accusativo precede il dativo, se la frase afferma; il dativo precede invece l’accusativo, e fra l’uno e l’altro spesso si pone il verbo, se la frase nega, interroga o comanda. Questa regola non è però proprio sempre seguita: én pénzt adok szegénynek = io denaro do al povero;  adj nekem kenyeret = dammi pane.
-         Quando si capisce che un oggetto per natura propria è plurale, in ungherese si usa abitualmente il singolare del nome e del verbo.
-         Quando ci sono più soggetti, il verbo in ungherese si mette al singolare. Così è coi numerali.

Ed ecco un esempio delle modifiche sintattiche di una frase – “Andrea prende un libro nel negozio” – variabile secondo l’intenzione del parlante (i modi possibili sarebbero 24!):
-         András vesz egy könyvet a boltban.
-         András vesz a boltban egy könyvet.
-         András egy könyvet vesz a boltban.
-         András egy könyvet a boltban vesz.
-         András a boltban egy könyvet vesz.
-         András a boltban vesz egy könyvet.
Il tema è sempre Andrea. Nel primo caso coincide con il rema. Nell’ultimo, l’informazione principale è il negozio (proprio là ha Andrea preso il libro).

In conclusione, per capire l’ungherese bisogna capire... gli ungheresi!


Precedenti post sulla lingua ungherese: 14 maggio 2013; 16-30 giugno 2013; 15-24-29 luglio 2013; 13-22 agosto 2013; 16 settembre 2013; 9-23 dicembre 2013; 17 marzo 2014; 22 settembre 2014.

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