Az emberi hülyeség határatlan,
“La stupidità umana è senza confini” (hülyeség
significa “stupidità, idiozia”); proverbio conosciuto anche in
Italia, dove è però più diffuso l’analogo ma caustico: “La
madre dei cretini è sempre incinta”.
I proverbi, in quanto “sapienza dei
popoli”, dovrebbero essere l’antitesi della stupidità. Ma il
tema degli sciocchi (e, corrispondentemente, dei furbi che ne
approfittano) è trattato con ambiguità. Troviamo la stupidità
figlia della superficialità (Tamburi e grancassa, imbroglian chi
passa), ma anche travestimento della furbizia (Bisogna far lo
sciocco per non pagare il sale) o rifugio consolatorio (In
pellicceria ci vanno più pelli di volpe che d’asino). Uno
stato quasi permanente da cui i più escono troppo tardi (Del
senno di poi son piene le fosse). In genere, comunque, si parla
di stupidità individuale.
Un evento recente mi ha indotto a
riflettere sulla stupidità collettiva.
Poche settimane fa ho assistito alla
presentazione di un libro d'arte, neo surrealista, con poesie di
Szőcs Géza. Secondo questo poeta magiaro (responsabile del
padiglione ungherese all’Expo 2015), le tre forze che muovono la
storia sono: ideali (a volte, falsi), interessi e stupidità (ungh.
ideálok, érdekek és hülyeség).
Le prime due forze sono le coordinate
di destra e sinistra (Norberto Bobbio), si scontrano sullo scenario
politico ed economico, e crediamo di controllarle con la democrazia.
La terza ci appare quasi come una
calamità (sovran)naturale. Addirittura, per Schiller, contro di essa
“anche gli dei lottano invano”.
La stupidità è un male a livello
individuale, dove conterebbe il libero arbitrio (ungh. szabad
akarat) ma pensare con la propria testa costa fatica e non vedere
i pericoli sembra la soluzione per star lontano dalla paura.
Lo è ancor più a livello di massa,
dove impera il conformismo (ungh. konformizmus). Non ce ne
hanno liberato le nuove tecnologie informatiche, che promettono
informazione e cultura per tutti, ma rivelano grandi rischi per il
“pensiero meditante” (l'americano Nicholas Carr ha scritto
qualche anno fa “Internet ci rende stupidi?”). Invece che
combattuta, la stupidità è assecondata, soprattutto da politici e
uomini d'affari che abusano della credulità popolare.
Forse la stupidità è radicata
nell’inconscio, è l'altra faccia della medaglia dell'istinto di
sopravvivenza: il conformismo collettivo sembra assicurare la
continuazione della specie umana. Invece, spesso la mette in
pericolo, diventando anticamera di nazionalismi e totalitarismi.
Cento anni fa scoppiava la 1° guerra
mondiale: un'immane tragedia (18 milioni di morti), che ebbe un
tragico supplemento nella 2° guerra mondiale (oltre 50 milioni di
morti nel solo vecchio continente). Chi sopravvisse disse “mai
più”: nacque l'ONU e in Europa furono messi in comune fonti di
energia e di armi (la comunità del carbone e dell'acciaio, prima
CECA poi CEE e ora UE), per evitare un altro conflitto distruttivo e
assicurare la pace.
Cent'anni dopo Szőcs (uno spirito
libero) mette in guardia dal risorgere oggi di analoghe forze
distruttive che, follemente e stupidamente, sterminarono parte
dell'umanità.
Albert Einstein sosteneva che “follia
è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi”.