Pochi mesi fa ho cercato di acquistare online una La letteratura degli ungheresi (2 volumi
a cura di Bruno Ventavoli, Lindau, 2004): esaurito! E sono introvabili libri
analoghi precedenti: quello di Paolo Ruzicka del 1963 e quello di Folco
Tempesti del 1969.
Così è stata una bella sorpresa quando ho scoperto un e-book gratis online, La letteratura degli ungheresi. Autore Armando Nuzzo, italianista all’università cattolica di Piliscsaba (gemellata con Cherasco, CN), nell’Ungheria settentrionale. È stato lo stesso Nuzzo a segnalarmelo, dopo che l’ho contattato su indicazione di Paczolay Gyula, il “nostro” paremiologo.
Inoltre, ho scoperto con piacere che Nuzzo ha tradotto alcuni
libri ungheresi, tra cui Nel ventre del
Buddha (originale: A szőke ciklon, letteralmente
“Il ciclone biondo”) di Rejtő Jenő, che ho letto con gusto e divertimento.
“Quando la lettura è rivelazione, e non riduzione, induce il
lettore a immaginare motivi e ambienti ‘estranei’, i cui particolari egli può
ricostruire solo con l’estensione dello sguardo a modelli, contesto, lingua e
civiltà. È dunque ancora viva l’esigenza di collocare una singola opera nella
storia e nel contesto culturale, la necessità del paragone che non vuole
stabilire primati, poiché anche l’opera più universalistica non sarà disgiunta
dalla storicità della lingua in cui è stata scritta, si legge ora e si potrà
rileggere. Esiste ancora un lettore
curioso, che non disdegna il “que sais je?”, la divulgazione seria e
responsabile. In letteratura ancor più necessaria perche le scelte editoriali
(ivi comprese le traduzioni) sono fatte da chi mira a un naturale vantaggio
economico, e derivano da considerazioni spesso estranee a qualsiasi valutazione
estetica (lo scrittore vincitore del premio Nobel, lo scrittore dal cui romanzo
è tratto un film di successo ecc.). La singola proposta delle case editrici non
potrà mai darci un’idea ampia e ragionata sulla lingua e sulla cultura di una
nazione. Infine, le traduzioni italiane, escluse poche eccezioni, per motivi di
vendita sono fatte ricalcando un linguaggio standard che assicuri il flusso
dello stile ‘medio’ (il trionfo del mezzoforte), non raramente monotono, per
cui dal punto di vista sintattico gli autori ungheresi sembrano tutti uguali.
Dobbiamo allora rispondere alla tendenza omogeneizzante, ai sentieri
decontestualizzanti anche recuperando il gusto di narrare un disegno storico e
facendo traduzioni linguisticamente più coraggiose. Onde evitare di ridurre un’opera
scritta a formula, di liquidarla in bozzetto, al prezzo di offendere popoli e
lingue che hanno pari dignità con la nostra, offendendo in definitiva noi
stessi.” Sono parole dell’introduzione di Nuzzo al suo libro, un testo
scientifico ma scritto con linguaggio divulgativo.
Consiglio a tutti gli interessati di leggere questa bella miniantologia,
una storia da cui i lettori italiani possono capire il posto occupato nel mondo
dal popolo ungherese e dalla sua letteratura.
Conoscere meglio gli altri può far conoscere meglio se stessi.
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