giovedì 1 agosto 2013

Proverbio/detto ungherese del mese (1004).

La mia raccolta, Affida il cavolo alla capra, si arricchisce ogni mese di un nuovo proverbio o detto ungherese. Ecco quello di agosto (1004°).
Egy undok szó nehezebb egy ütésnél, “una brutta parola è più dura di una percossa”.
Ce n’è un altro analogo, ancora più esplicito: a nyelv gonosz fegyver, “la lingua è un’arma malvagia”. Anche in italiano c’è più di un equivalente: ne ammazza più la lingua che la spada, oppure la lingua non ha osso ma rompe il dosso. Il significato è univoco: a volte, una parola può far male più di uno schiaffo, specie se si tratta di calunnia o diffamazione.

Ma torniamo al detto che ha dato il titolo alla mia raccolta (e al proverbio corrispondente: L'uomo saggio non affida il proprio giardino a una capra). Ho trovato nuovi riferimenti che lo considerano presente ancora in Italia nel 1869(!) Lo si rileva da un intervento del senatore toscano Atto Vannucci agli incontri del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. L’argomento trattato era la presenza di “inganni, falsità, malizie” nei proverbi, una lunghissima storia in cui “anche gli animali hanno una parte non piccola ... come satira e rimprovero agli uomini”. A proposito del lupo, Vannucci sottolinea che “è ridicolezza e follia porre in sua custodia la pecora” (l’originale latino è: ovem lupo committere), sarebbe come “dare al ladro la preda che agogna”. E annota tre proverbi italiani equivalenti: dar la lattuga in guardia ai paperi; dar le pere in guardia all’orso; raccomandare alla capra i cavoli. Quest’ultimo, come si vede, è identico a quello ungherese del titolo della mia raccolta; entrambi derivati dall’originale latino. In Italia è poi scomparso dall’uso (in Ungheria no), ma servirebbe ancora come consiglio agli italiani: “attenti ai conflitti d’interesse delle persone a cui state per affidare un vostro bene!”

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