Terza tappa del viaggio tra le possibilità di studiare la
lingua magiara (magyarul).
L’interesse per l’ungherese in Italia risale addirittura al
XVI secolo, nel Collegio Ugro-Illirico di Bologna. Ma bisogna aspettare la metà
dell’Ottocento - con le rivoluzioni dal 1848 in poi, che accomunarono
nell’indipendentismo italiani e ungheresi - per assistere a un diffuso
interesse per la lingua e la letteratura magiara.
Nel secolo successivo, tra le due guerre mondiali, si
sviluppano relazioni bilaterali tra Italia e Ungheria per l’insegnamento delle
lingue nei rispettivi Paesi. Nel 1927 è fondata l’Accademia d’Ungheria a Roma e
inizia l’insegnamento della lingua e
della letteratura ungherese all’Università la Sapienza.
L’”età dell’oro” per lo sviluppo dell’insegnamento
universitario dell’ungherese in Italia - secondo Péter Sárközy, docente alla
Sapienza di Roma – è il periodo 1986-1996.
Nel 1986 viene fondata l’unica rivista di filologia ungherese
in Italia, Rivista di Studi Ungheresi (RSU).
Nel 1989 nasce il centro interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia (CISUI, poi CISUECO, con l’allargamento alle altre lingue dell’Est Europa), un
organismo che vede l’adesione delle università di Bologna, Firenze, Roma,
Padova, Napoli, Pavia, Torino, Udine, Venezia, Trieste, e successivamente anche
di quelle di L’Aquila, Lecce, Viterbo (nel Consiglio Direttivo anche la Statale
di Milano). Nel 2000, anche per la crisi finanziaria delle università, alla
Sapienza si forma il Centro Studi Ungheresi, che affianca la RSU nella promozione della magiaristica
italiana.
Le riforme governative degli ultimi anni e i tagli dei fondi
hanno compromesso l’operatività del Cisueco e hanno ridotto l’offerta formativa
linguistica, concentratasi su inglese e spagnolo a scapito delle “piccole”
lingue dell’Est Europa.
Attualmente le cattedre di lingua e letteratura ungherese
sono sei (Bologna, Firenze, Napoli, Padova, Roma, Udine), anche se sul sito del
Ministero risultano solo quattro docenti ordinari: Corradi a Bologna, Di
Francesco a Napoli, Ruspanti a Udine, Sárközy a Roma. Nel tempo sono state
soppresse altre cattedre, come Milano, Bari e Torino (in qualche università
restano dei corsi d’ungherese, come terza lingua).
Altre possibilità di seguire corsi d’ungherese sono:
l’Accademia d’Ungheria di Roma, l’Università Popolare di Firenze,
l’Associazione culturale italo-ungherese dell’Emilia Romagna a Bologna (qui
anche per i bambini), l’Associazione Culturale Italoungherese Vergerio di
Duino-Aurisina in provincia di Trieste.
Infine, è possibile naturalmente seguire tali corsi in
Ungheria: la più antica scuola di lingua e cultura ungherese è l’Università
estiva di Dedrecen (con succursale a Budapest), che organizza corsi intensivi
di 2-4 settimane in estate e di 2 settimane in inverno.
La situazione universitaria italiana, già allarmante, lo è
ancor più per la magiaristica italiana, che vede in attività solo una ventina
di persone: un terzo non di ruolo. Inoltre, presto alcuni docenti compiranno
l’età pensionabile di 70 anni (anche se di recente la Consulta ha bocciato la
riforma su tale obbligo, consentendo il prolungamento di 2 anni). C’è il
concreto rischio di estinzione di cattedre e corsi di lingua e letteratura
ungherese, trascinate nella crisi dal più generale crollo di immatricolazioni
nelle facoltà umanistiche: meno 25% negli ultimi vent’anni in Italia.
I due precedenti POST
sull’argomento sono del 16 e 30 giugno ‘13
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