lunedì 15 luglio 2013

Magyarul 3: allarme università italiane.



Terza tappa del viaggio tra le possibilità di studiare la lingua magiara (magyarul).

L’interesse per l’ungherese in Italia risale addirittura al XVI secolo, nel Collegio Ugro-Illirico di Bologna. Ma bisogna aspettare la metà dell’Ottocento - con le rivoluzioni dal 1848 in poi, che accomunarono nell’indipendentismo italiani e ungheresi - per assistere a un diffuso interesse per la lingua e la letteratura magiara.

Nel secolo successivo, tra le due guerre mondiali, si sviluppano relazioni bilaterali tra Italia e Ungheria per l’insegnamento delle lingue nei rispettivi Paesi. Nel 1927 è fondata l’Accademia d’Ungheria a Roma e inizia l’insegnamento della lingua  e della letteratura ungherese all’Università la Sapienza.

L’”età dell’oro” per lo sviluppo dell’insegnamento universitario dell’ungherese in Italia - secondo Péter Sárközy, docente alla Sapienza di Roma – è il periodo 1986-1996.
Nel 1986 viene fondata l’unica rivista di filologia ungherese in Italia, Rivista di Studi Ungheresi (RSU). Nel 1989 nasce il centro interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia (CISUI, poi CISUECO, con l’allargamento alle altre lingue dell’Est Europa), un organismo che vede l’adesione delle università di Bologna, Firenze, Roma, Padova, Napoli, Pavia, Torino, Udine, Venezia, Trieste, e successivamente anche di quelle di L’Aquila, Lecce, Viterbo (nel Consiglio Direttivo anche la Statale di Milano). Nel 2000, anche per la crisi finanziaria delle università, alla Sapienza si forma il Centro Studi Ungheresi, che affianca la RSU nella promozione della magiaristica italiana.
Le riforme governative degli ultimi anni e i tagli dei fondi hanno compromesso l’operatività del Cisueco e hanno ridotto l’offerta formativa linguistica, concentratasi su inglese e spagnolo a scapito delle “piccole” lingue dell’Est Europa.
Attualmente le cattedre di lingua e letteratura ungherese sono sei (Bologna, Firenze, Napoli, Padova, Roma, Udine), anche se sul sito del Ministero risultano solo quattro docenti ordinari: Corradi a Bologna, Di Francesco a Napoli, Ruspanti a Udine, Sárközy a Roma. Nel tempo sono state soppresse altre cattedre, come Milano, Bari e Torino (in qualche università restano dei corsi d’ungherese, come terza lingua).
Altre possibilità di seguire corsi d’ungherese sono: l’Accademia d’Ungheria di Roma, l’Università Popolare di Firenze, l’Associazione culturale italo-ungherese dell’Emilia Romagna a Bologna (qui anche per i bambini), l’Associazione Culturale Italoungherese Vergerio di Duino-Aurisina in provincia di Trieste.
Infine, è possibile naturalmente seguire tali corsi in Ungheria: la più antica scuola di lingua e cultura ungherese è l’Università estiva di Dedrecen (con succursale a Budapest), che organizza corsi intensivi di 2-4 settimane in estate e di 2 settimane in inverno.
La situazione universitaria italiana, già allarmante, lo è ancor più per la magiaristica italiana, che vede in attività solo una ventina di persone: un terzo non di ruolo. Inoltre, presto alcuni docenti compiranno l’età pensionabile di 70 anni (anche se di recente la Consulta ha bocciato la riforma su tale obbligo, consentendo il prolungamento di 2 anni). C’è il concreto rischio di estinzione di cattedre e corsi di lingua e letteratura ungherese, trascinate nella crisi dal più generale crollo di immatricolazioni nelle facoltà umanistiche: meno 25% negli ultimi vent’anni in Italia.

I due precedenti POST sull’argomento sono del 16 e 30 giugno ‘13

-         lingua ungherese: docenti e ricercatori in Italia

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