Sicilia 1943 (Robert Capa) |
Capa, insieme a Cartier-Bresson (col
quale nel ’47 fondò l’agenzia indipendente Magnum), è considerato il padre del
fotogiornalismo. I suoi reportage di guerra (fu inviato in cinque fronti
bellici, e perse la vita su una mina in Vietnam) hanno lasciato immagini
memorabili, spesso prese a simbolo di un evento.
Dopo Roma, Firenze e Genova,
anche a Milano – dal
30 gennaio al 26 aprile, nello Spazio Oberdan (P.ta Venezia) – è possibile
vedere la mostra “Robert Capa in Italia”, con 78 sue celeberrime foto conservate
dal Museo Nazionale Ungherese (Magyar
Nemzeti Múzeum) di Budapest. Scatti in bianco e nero che mostrano le
emozioni brutte – fame, paura disperazione – ma anche quelle bella – speranza,
gioia, sorpresa – del biennio ’43-’44.
Un lato poco conosciuto di Capa
sono le sue foto a colori, specie quelle prodotte per rotocalchi americani ed
europei sulla “dolce vita” postbellica. A colmare il vuoto ci ha pensato nel
2014 l’editore Mondadori Electa con Robert Capa colore, un prezioso
volume di foto pubblicato la prima volta negli USA in occasione di una mostra dell’International
Center of Photography a New York.
Troviamo foto legate non solo al
fotogiornalismo di guerra, ma anche al glamour: la vita di personaggi famosi,
come Ernest Hemingway, la moda, il jet set europeo (Parigi, montagne svizzere,
Roma...). Un’attività che Capa intraprese per assicurare ordini alla sua
agenzia fotografica, ma che non spense la sua passione sociale (antifascista)
dei suoi primi reportage. Così nel ’52 partecipò al progetto Gen X, per rappresentare l’indecifrabile
nuova generazione postbellica.
Il libro contiene anche alcuni
scritti di Capa ed altri a commento dei reportage. Imperdibili quelli su
Budapest (sua città natale), in cui tornò brevemente nel 1948, e sull’Urss agli
albori della “guerra fredda”, dove fu inviato con John Steinbeck.
Un libro seducente e un monumento
alla memoria.
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