Nagy Imre (1896-1958) |
L’Europa sembra insidiata da spinte disgregatrici, interne
ed esterne. Occorre una nuova capacità di guardare avanti, di proporre un
cammino condiviso.
Ma occorre anche saper guardare indietro, per imparare dagli
errori e capire da dove veniamo.
Questo ci aiutano a fare libri di storia come quello di Romano Pietrosanti, autore di Imre Nagy, un ungherese comunista. Vita e
martirio di un leader dell’ottobre 1956 (Mondadori, 2014).
Il libro sarà presentato a Padova, giovedì prossimo,
15
gennaio (h. 16.30, aula magna di Palazzo Luzzato Dina, via del Vescovado
n. 30).
Buona occasione anche per conoscere il percorso che ha
portato il sacerdote Pietrosanti (docente di filosofia all’Angelicum di Roma) a
scrivere questa biografia, dopo aver pubblicato un altro libro ben diverso: L’anima umana nei testi di San Tommaso (ESD,
1996).
E buona occasione di conoscere Federigo Argentieri, che del
libro su Nagy ha scritto la prefazione. Argentieri, docente della John Cabot
University di Roma, è un profondo conoscitore di storia ungherese e nel 2006 ha
pubblicato per Marsilio il volume Ungheria
1956. La rivoluzione calunniata.
All’incontro farà gli onori di casa la dovente dell’università
padovana, Cinzia Franchi, altra ungarologa di lungo corso, e parteciperanno
anche Egidio Ivetic (università di Padova) e Francesco Leoncini (università di
Venezia).
La vita di Nagy Imre (1896-1958) è uno specchio, insieme
luminoso e tragico, delle contraddizioni europee del secolo scorso. Questo politico
ungherese comunista, capo di governo in due occasioni, voleva superare i
blocchi contrapposti e coniugare socialismo e liberaldemocrazia. Fu giustiziato
per responsabilità dei comunisti filosovietici (tra cui anche del PCI), dopo il
fallimento della rivolta ungherese del ’56, soffocata dalle truppe sovietiche.
Oggi Nagy è considerato un eroe nazionale. La sua riabilitazione, il 16 giugno
1989, ha segnato la rinascita dell’Ungheria.
Nessun commento:
Posta un commento