A Veszprém con Paczolay Gyula |
Un bilancio dell’Anno
culturale italo-ungherese appena trascorso può essere considerato positivo.
Il numero e il livello degli eventi culturali, nei due Paesi, è sembrato alto
(v. post del 26 giugno ‘13), così come buona è apparsa la partecipazione del
pubblico.
Ciò è ancor più rilevante se si considera che
l’organizzazione di questa stagione culturale ha sofferto di inspiegabili
assenze, come nel settore turistico dove non si registrano atti dell’ente
italiano preposto (ENIT) o dell’Ufficio Turistico Ungherese.
Inoltre, gli eventi si sono svolti in un contesto internazionale non proprio favorevole. Ancora nel mondo, e in particolare in Europa, permane una congiuntura negativa.
Sul piano politico, l’Europa e le relazioni tra Stati non
attraversano un periodo d’oro, anzi. In particolare, secondo il Calendario Atlante De Agostini 2014, le
opposizioni in Ungheria e anche l’UE ritengono che alcune modifiche della
Costituzione magiara “siano un pericolo reale per la democrazia e lo stato di
diritto”.
Sul piano economico, la crisi è continuata ne 2013: nel 2012
il Pil dell’Eurozona è stato negativo (-0,6%), in particolare – a parte il caso
Grecia – per l’Italia (-2,4%) e per
l’Ungheria (-1,7%).
Si può dire che stiamo ancora imparando, tutti, a diventare
europei restando italiani, ungheresi, ecc. Nel 2014, a cent’anni dalla Grande
Guerra (che vide italiani e ungheresi su fronti opposti), l’Europa ha
l’occasione di dimostrare a se stessa e al mondo che non è più tempo di
conflitti distruttivi, ma di cooperazione: l’unica strada che appare in grado
di assicurare un futuro.
Eppure le relazioni italo-ungheresi si sono confermate
buone, a dimostrazione che, al di là dei rapporti tra Stati e dei problemi
congiunturali, l’amicizia tra i popoli e tra le persone è duratura. Ciò grazie
ad alcune istituzioni (tra le altre, il Consolato generale d’Ungheria a Milano,
l’Accademia d’Ungheria di Roma, l’Istituto di Cultura Italiana a Budapest,
l’Università la Sapienza di Roma, l’Università ELTE di Budapest, la
Associazioni italo-ungheresi, ecc.), e grazie ai solidi legami che uniscono
tanti ungheresi e tanti italiani.
Un piccolo esempio di ciò è avvenuto il 30 gennaio scorso a
Veszprém. Sono stato accolto con grande cordialità nella biblioteca provinciale
Eötvös Károly per
l’incontro di presentazione del mio libro bilingue di proverbi ungheresi,
segnalato anche dal quotidiano locale Napló.
Oltre al paremiologo Paczolay Gyula, uno studioso di grande umanità, ho potuto
incontrare giovani ungheresi attratti dalla lingua italiana, e credo che ci
saranno altri appuntamenti italo-ungheresi.
Infine, una considerazione per i prossimi eventi e anni
culturali. Sembra opportuno non limitarsi a eventi della cosiddetta cultura
“alta” (Verdi, Liszt ecc.), ma considerare la cultura “quell’insieme complesso che comprende le conoscenze, le credenze,
l’arte, la morale, le leggi, i costumi e qualunque altra capacità e abitudine
acquisita dall’uomo in quanto membro della società” (Edward Taylor), insomma
anche le espressioni culturali più popolari, così da coinvolgere un pubblico
più vasto.
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