Andrea Bersani (una vignetta per l'Europa) |
Così il Tribunale dell’UE ha annullato tutti i bandi di
concorso pubblicati solo in inglese, francese e tedesco, e non nelle altre
lingue comunitarie, per l’assunzione del personale delle istituzioni europee.
La sentenza dà ragione all’Italia, che in prima istanza si era vista respingere
il ricorso (il primo nel 2008).
I bandi annullati si riferiscono a concorsi del 2008 e 2009,
i cui esiti restano comunque validi.
Quindi, il “trilinguismo”, che di fatto - senza una discussione e un accordo preliminare - si è instaurato come tendenza consolidata nelle istituzioni UE, è una palese discriminazione. In tal modo verrebbero di fatto privilegiati nelle assunzioni anglofoni, francofoni e germanofoni.
Si tratta di una questione di primaria importanza.
Innanzi tutto culturale: le lingue rappresentano l’identità
di un popolo e nell’UE tutte devono avere pari dignità. Anche per evitare ciò
che, purtroppo, sta già succedendo: l’eliminazione delle lingue “minori”
dall’insegnamento a scuola e all’università.
Ma è anche una questione economica: gli investimenti
stranieri si indirizzerebbero maggiormente verso i Paesi che hanno “lingue che
contano”, penalizzando gli altri.
Secondo Francesco Sabatini, ex presidente dell’Accademia
della Crusca, si deve evitare tale palese discriminazione, pur ritenendo
“comprensibile” il primato assegnato all’inglese come lingua veicolare nelle
istituzioni o come lingua ausiliaria di intermediazione (articolo del Corriere della Sera del 20 marzo 2010).
Occorrono dunque misure per evitare discriminazioni: per esempio fino al 2005
nei concorsi europei una prova era sostenuta nella lingua materna e un’altra in
una lingua comunitaria a scelta.
Perciò l’UE si deve attrezzare a promuovere il
multilinguismo, spendendo un po’ di più in traduzioni (anche in italiano e in ungherese), garantendo così
criteri democratici nella gestione degli affari comuni.
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