Ágnes Heller |
Il tema era di quelli ostici, ma la Heller – pur non
rinunciando a citazioni di filosofi come Hegel Kant, Kierkegaard, Socrate, e
parlando in piedi per un’ora e mezza (in inglese, con traduttrice al fianco) –
si è espressa in un linguaggio quotidiano, comprensibile da tutti col solo sforzo
d’attenzione.
Provo a estrapolare il nocciolo delle sue argomentazioni
filosofiche. Tutte le persone hanno la possibilità di fare una scelta
esistenziale. Non tanto di scegliere tra il bene e il male, poiché risulta
difficile discernere tra essi. Quanto di scegliere di essere una “persona
buona”. Cioè, come diceva Socrate, di comportarsi come colui che – messo di
fronte all’alternativa tra subire un’ingiustizia ed infliggerla ad altri – sceglie
la prima opzione. Non è una scelta facile (il 70% delle persone, messe di
fronte ad una alternativa reale, sceglie la seconda opzione). E nemmeno
definitiva: il nostro cammino non potrà essere lineare e la vita a volte ci
costringe a volte ad allontanarci dal nostro fine esistenziale. Ma abbiamo la
possibilità di correggerci e perseverare: ciò dipende essenzialmente da noi,
anche se l’ambiente esterno e il nostro prossimo ci condizionano. Tale scelta
costituisce anche il perseguimento della bellezza, che – per la Heller-
coincide con la “persona buona”.
Tra gli oltre quaranta libri scritti, di cui 28 pubblicati
in Italia, la Heller si è occupata spesso di etica e morale. L’Italia come
fonte d’ispirazione: la Firenze rinascimentale ha incarnato “il sogno di un
mondo adeguato all’uomo”. Nell’ultimo libro edito in Italia, I miei occhi hanno visto (Il Margine,
2012, € 15), la Heller ripercorre in un’intervista il suo itinerario
filosofico, sempre rigoroso e mai dogmatico.
Ho avuto la fortuna di essere presente alla conferenza. Al
termine sono andata a salutarla, regalandole la mia raccolta di proverbi ungheresi, con una dedica: a chi mi
ha insegnato che bisogna andare oltre gli schemi.
A sua volta la Heller mi ha messo una dedica su un suo
vecchio libro, in parte ancora attuale: Sociologia
della vita quotidiana (in ungherese A
mindennapi élet). Scritto nel 1970 e pubblicato in Italia nel 1975 dagli
Editori Riuniti (traduzione di A. Scarponi), è stato meritoriamente
ripubblicato nel 2012 dalla casa editrice milanese Pgreco. Ma alla Heller non è
sfuggita una stranezza: il nuovo editore ha pubblicato il libro dichiarando di
non conoscere i soggetti cui sono dovuti i diritti d’autore (restando
disponibile ad assolvere tali obblighi). Per questo lei reclamerà e mi auguro che
Pgreco onori i suoi doveri.
Insomma, vispa e arzilla la Heller, nonostante gli 84 anni
vissuti avventurosamente. Come? Scopritelo leggendo I miei occhi hanno visto.
- Bibliografia italiana di ÁgnesHeller (da integrare con quella pubblicata nel libro I miei occhi hanno visto)
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