Ancora nell’Ottocento,
la febbre puerperale decimava i reparti maternità degli
ospedali europei.
Grazie alle ricerche e
alle sperimentazioni del medico ungherese Semmelweiss Ignác Fülöp
(in tedesco, Ignaz Philipp Semmelweis), questa terribile malattia –
che spesso portava alla morte le donne dopo il parto – è stata
debellata.
Già nell’Ospedale di
Vienna, dove Semmelweis lavorava, la mortalità – tra il 1846 e il
1848 – scese dall’11,4% all’1,27%!
Tali benefici furono ottenuti grazie a “semplici” misure igieniche che il personale sanitario doveva adottare.
Tali benefici furono ottenuti grazie a “semplici” misure igieniche che il personale sanitario doveva adottare.
Con questi risultati,
chissà quali onori e riconoscimenti furono riservati a “un
personaggio di appassionata abnegazione e rigore scientifico” come
il dottor Semmelweis (1818-1865)? Invece no.
Gli si rivoltarono
contro i colleghi, per invidia o gelosia, e perché non accettavano
di essere stati responsabili delle morti delle puerpere. E il
direttore dell’ospedale non gli rinnovò il contratto
(probabilmente anche perché, da austriaco, non sopportava quel
collega ungherese che aveva partecipato ai moti indipendentisti del
’48). Semmelweis tornò così nella sua città natale, Budapest,
dove ottenne ottimi risultati nell’ospedale di San Rocco. Ma
l’ostracismo della comunità scientifica dell’epoca non cessò, e
Semmelweis finì i suoi giorni in manicomio a Vienna, morendo il 13
agosto 1865 a soli 47 anni in seguito alle percosse subite.
Del caso si occupò
anche lo scrittore francese Louis Ferdinand Cèline, che pubblicò la
sua tesi di laurea in medicina col titolo Il dottor Semmelweis.
Inoltre, lo scrittore Kurt Vonnegut nella sua autobiografia (Un
uomo senza patria, Minimum fax,
2005) dedicò alla vicenda di Semmelweis alcune pagine sul destino di
ogni uomo segnato da alterne fortune e sfortune.
Come hanno affermato
due docenti – Paola Mastrantonio e Luigi Ravagnoli, che hanno messo
in scena “Il caso Semmelweis” (tratto da una commedia teatrale di
Giuseppe Sermonti, Scienziati nella tempesta) in un liceo
romano – la vicenda del medico ungherese “è un affascinante e
tragico esempio di una vita dedicata alla ricerca della verità
scientifica in campo medico e spezzata anzitempo dall’ottusità dei
clinici, che attaccarono la sua teoria, osteggiandola ferocemente e
mettendo a tacere le sue pionieristiche intuizioni”.
Ci vollero quarantanni,
dopo la dimostrazione della contaminazione batterica data da Pasteur
(1864) e la ri-adozione delle necessarie misure igieniche (senza le
quali le morti tornarono a salire), perché le scoperte di Semmelweis
fossero accettate e il medico ungherese fosse riconosciuto come “il
salvatore delle madri” (ungh. Az Anyák megmentöje).
Anche a Vienna fu
eretto un monumento alla sua memoria: un mezzobusto, opera dello
scultore Rudolf Schmidt, con nome, anni di nascita e morte e la
scritta “der retter der mutter”. Dal 1969, la “Reale Università
ungherese di Scienza” di Budapest (Magyar Királyi
Tudományegyetem) porta il suo nome: Semmelweis Egyetem.
La riconoscenza delle
madri è quella che probabilmente sarebbe stata più gradita a
Semmelweis.
Nessun commento:
Posta un commento