“Una
sfida alla critica [accademica]”, questo sarebbe il mio libro di
proverbi ungheresi (tradotti) secondo un docente italiano di
magiaristica. Insomma, la mia iniziativa editoriale sarebbe una
specie d'intrusione in un mondo a me estraneo e da cui sarebbe stato
meglio tenermi alla larga. Questo sembra
il
messaggio tra le righe.
Devo
aggiungere che, invece, diversi altri docenti e ricercatori – sia
italiani che ungheresi – hanno apprezzato il libro, che ovviamente
non ha pretese di essere un testo accademico ma solo divulgativo.
Comunque, è uscita la 4a edizione del mio libro bilingue Affida il cavolo alla capra. 1001 proverbi e detti ungheresi (Kecskére bízza a káposzát. 1001 közmondásés szólás).
È
un'edizone
rivista e arricchita: “Expo
special edition”,
con 2 pagine in più (l'alfabeto italiano per ungheresi) a prezzo
invariato. E una nuova presentazione nella 4a di copertina: “cibo
per la mente” (elgondolkodtató).
Probabilmente
avrò occasione di presentarlo all'Expo 2015 il prossimo settembre,
presso il padiglione ungherese, grazie all'interesse della Console
generale, Timaffy Judit, e alla disponibilità della program manager,
Székely Edit.
Dopo
l'estate, altre presentazioni pubbliche sono previste – come in
passato – con associazioni italo-ungheresi o biblioteche civiche
(Bologna, Genova, Firenze, Milano).
Cosa
c'entra con Expo questo libro?
Beh,
l'uomo è l'unico animale che si ciba anche di… parole!
Come
scrivo nella nuova presentazione: “Il
problema dell’alimentazione nel mondo ha bisogno – più che di
maggiore produzione – di nuove idee e culture per migliorare il
modo in cui il cibo è prodotto, distribuito, consumato. Ma ha anche
bisogno di un po' dell’antica saggezza.”
Inoltre,
poiché il libro – oltre che una curiosità fililogica (la prima
raccolta in Italia di proverbi ungheresi) – è anche
un'introduzione alla lingua magiara, può essere uno dei biglietti da
visita dell'Ungheria per i visitatori italiani, ma anche per quelli
ungheresi poiché si tratta di un libro bilingue (kétnyelvű
könyv).
Insomma,
anche così si può contribuire a costruire ponti tra i popoli,
favorendone la conoscenza reciproca e le relazioni amichevoli, in
spirito di fratellanza (testvérség).
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