Il centenario dell’inizio della Grande Guerra (per l’Italia,
1915-18) può essere occasione di riflessione serena su quel tragico conflitto
europeo e mondiale. Ad esempio con l’iniziativa della Provincia di Trieste (Comunicare ai
giovani la Grande Guerra) per
sensibilizzare le nuove generazioni, o di quella di Gorizia (Progetto Carso 2014+), per coniugare la memoria storica con la valorizzazione del territorio.
Oppure come le associazioni Vergerio e Sodalitas, che propongono il tema “Dalla Galizia al Carso” per il
3° Festival di storia e cultura
Adria-Danubia. Si tratta di quattro appuntamenti (un convegno
internazionale, una serata letterario-musicale, due presentazioni di libri),
dal 30 maggio al 12 giugno, tra Trieste,
Duino Aurisina e Sistiana. Con l’adesione delle università ungheresi di Szeged
e Szombathely, tra gli altri è prevista la partecipazione dei professori Barták
Balázs, Buda Boton, Madarász Imre e Szabó Tibor, nonché dell’italiano magiarista Antonio Sciacovelli.
Alcuni degli itinerari dell’”inferno di pietra” (così il titolo
di un libro sulla guerra nel Carso) sono noti: il sacrario di Redipuglia, Monte
San Michele, musei di Gorizia e Caporetto. Altri meno: cimitero austro-ungarico
di Fogliano, Trincea delle frasche, Dolina dei Bersaglieri, Monte Sei Busi.
Forse, anche meno note sono le vicende della I guerra mondiale.
L’evento scatenante: l’assassinio dell’arciduca Ferdinando,
erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico, da parte dell’indipendentista serbo
Gavrilo Princip.
La situazione preesistente: la Duplice Monarchia Austria-Ungheria nel censimento del 1910, su 52
milioni di abitanti, vedeva presenti 12 etnie , tra cui austriaci (24%),
ungheresi (20%), italiani (2%).
La situazione degli italiani oltre confine (Gorizia,
Monfalcone, Trieste erano asburgiche): gli italiani erano mandati sul fronte
orientale (Galizia) o sul Carso, se risultavano filo-Regno d’Italia, oppure al
confino se considerati pericolosi; per non parlare dei profughi di guerra
(100mila dalla sola Trieste).
Le conseguenze post-belliche: oltre alle decine di milioni
di morti e ai traumi di una carneficina inenarrabile, la dissoluzione dell’Impero
Austro-Ungarico e lo smembramento dell’Ungheria (Trattato del Trianon, 1920).
Sembrano detriti di un passato lontano, ma forse hanno
ancora da dire qualcosa alle forze disgregatrici che attraversano l’Europa
odierna.
Un altro momento di riflessione è previsto tra breve a
Udine: la presentazione del libro Ungheria. Dalle cospirazioni giacobine
alla crisi del terzo millennio, di Gizella Nemeth e Adriano Papo (Ed.
Luglio, 2013), dell’associazione culturale Paolo Vergerio.