A Magenta, in provincia di Milano, nella Basilica di San Martino, c’è una
presenza magiara. Deriva dalla presenza di ungheresi nel Regno Lombardo-Veneto
(Impero Austriaco) prima, e della Battaglia di Magenta poi (v. post del 27
maggio ’13).
Di cosa si tratta?
Entrando nella Basilica,
nel braccio sinistro del transetto c’è la Cappella della Madonna (conosciuta come Regina del Rosario, ma in realtà Regina della Pace). Fu progettata
in stile neo-rinascimentale dall’architetto Alfonso Parrocchetti, cui fu
affidato dal prevosto don Cesare Tragella il progetto della nuova chiesa
parrocchiale (la prima pietra fu posata nel 1893), che divenne Basilica nel
1948.
La cappella avrebbe dovuto essere un atto espiatorio, un
monumento sacro e civile dedicato alla pace, dove affiancare vincitori e vinti,
in particolare i resti mortali di tutti i caduti nella battaglia risorgimentale
di Magenta e i busti in bronzo dei regnanti (4 giugno 1859, quando le truppe
francesi e piemontesi ebbero la meglio su quelle austro-ungariche). Ma le
autorità religiose negarono il permesso per ragioni di opportunità e tale
progetto fu abbandonato.
Nella cappella, dietro l’altare in legno dipinto c’è una
nicchia che contiene una statua in gesso bianco, proveniente dalla chiesa di
San Martino vecchio (sede della Confraternita del Rosario), dove restò dal 1808
al 1859 (ma nel Settecento c’era un precedente altare del Rosario con una settecentesca
statua della Madonna). Si tratta di una “Madonna col Bambino”, ciascuno dei due
regge un collare con medaglia (che sembrano rosari, da ciò, l’appellativo di Madonna del Rosario). Sono due medaglie
ungheresi coniate in anni diversi, ma collezionate simultaneamente per fissarli
ai due collari, ricavati da una collana femminile formata da 96 sfere ellissoidali
in filigrana, unite tra loro con un caratteristico stile ornamentale magiaro.
Sul dritto delle medaglie c’è il mezzobusto dell’Imperatrice Maria Teresa
d’Austria, con la relativa scritta. Sul rovescio c’è la
figura della Madonna col Bambino, con i simboli del potere,
e la scritta in latino “Santa Maria Madre di Dio Patrona d’Ungheria”, oltre
allo stemma dell’Ungheria (uguale a quello attuale).
Non c’è traccia dell’origine di queste medaglie, né
dell’eventuale donatore. Ma le date di conio, 1754 e 1763, fanno pensare ad un
affidarsi alla Madonna per invocare la pace.
Infatti, dopo la Guerra di Successione Austriaca (1740-1748), nel 1754 tutti i
sovrani sembrarono volere la pace, ma il cancelliere austriaco Kaunitz preparava
una guerra per riconquistare la Slesia.
Mentre nel 1763 si concluse la Guerra dei Sette Anni
(1756-1763) tra impero austriaco e prussiano: altre rovine che lasciarono la
situazione immutata.
In entrambi i casi si manifestò il sentimento nazionale
ungherese: leali sì all’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, ma indicata
soprattutto come Regina d’Ungheria, e invocazione alla Madonna come Patrona
d’Ungheria fin dai tempi della dominazione turca.
Tale sentimento nazionale divenne indipendentista con la
rivoluzione del 1848, repressa l’anno dopo. L’Ungheria ottenne comunque una
maggiora autonomia, con la trasformazione dell’Impero Austriaco in una
monarchia costituzionale con nuova denominazione: Impero Austro-Ungarico
(1867). Il conseguente Regno d’Ungheria, smembrato nel 1920 a seguito della
sconfitta nella I Guerra Mondiale, sopravvisse fino alla II Guerra Mondiale (ma
senza re, solo con un reggente), dopo la quale divenne repubblica.
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