La ricerca e la tutela dei ricordi ungheresi in Italia è uno
dei compiti più importanti dell'Accademia d'Ungheria di Roma.
In quest’opera di documentazione, è stata preceduta
dall’ungherese Holik Barabás László Flóris (1899-1967), noto anche come Florio
Banfi. Questo studioso, ricercatore e archivista, visse quasi metà della sua
vita in Italia, e pubblicò varie ricerche storiche e cartografiche. Tra queste,
Ricordi Ungheresi in Italia,
pubblicato per la prima volta nel 1942. Si tratta di un catalogo delle
testimonianze – monumenti o altri oggetti della memoria (anche scomparsi) – di
ungheresi nel “bel Paese” fino al 1940,. Questo libro è stato ripubblicato dall’Accademia
d’Ungheria, rivisitato e ampliato da Sárközy Péter (docente alla Sapienza di
Roma), come Annuario nel 2005; poi
anche in ungherese (, Romanika, 2007; trad. di Kovács Zsuzsanna).
Ho contattato l’Accademia d’Ungheria per acquistare questo
libro, uscito in poche centinaia di copie in attesa di un’edizione bilingue.
L’amministratrice, Mónika Vörös, me lo
ha regalato (naturalmente, ho donato una copia del mio libro di proverbi
ungheresi alla loro biblioteca).
Così, in 143
località da Addì (MC) a Zara (Croazia, ma in passato italiana ma anche
dell’Impero austro-ungarico), si scoprono circa 750 ricordi ungheresi in
Italia: dalle lapidi commemorative alle statue nelle chiese (in particolare di
Santa Elisabetta d’Ungheria).
Una pratica
commemorativa, quella dei luoghi della
memoria, che continua a unire passato e presente, così come a formare
legami tra popoli diversi. Proprio di recente, nello scorso novembre, a Narni
(TR), autorità ungheresi ed italiane hanno inaugurato una lapide commemorativa
in ricordo di Janus Pannonius (1434-1472) , cui è già stata dedicata un’altra
targa già nel 2002 a Ferrara. Il 5 giugno 1458 il grande poeta ungherese
scrisse, vicino alla sorgente dedicata a una dea, l’Elegia Feronia per
ripromettersi di tornare in Italia e per amicizia verso l’umanista Galeotto
Marzio
Luoghi della memoria Novembre 2013,
Il curatore del
libro, Sárközy Péter (che si è
avvalso della collaborazione di una trentina di studiosi), ricorda che non si è
trattato di censire tutti i ricordi
ungheresi in Italia, bensì solo di aggiornare l’opera di Florio Banfi,
eventualmente integrata, per una futura edizione bilingue.
Ho trovato due
“ricordi” non catalogati, a Magenta e a Bellagio, che ho segnalato
all’Accademia d’Ungheria e di cui scriverò nei prossimi post.
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