Aki másra bíz
valamit, azt nem érdekli igazán (chi affida ad altri qualcosa, non gliene
importa veramente). Equivalente
italiano: chi vuole vada, chi non vuole
mandi, usato per sottolineare che chi vuole ottenere qualcosa deve agire in
prima persona (altrimenti farebbe la figura del menefreghista).
Il Giusti (1809-1850), che lo cita nel suo Dizionario dei proverbi italiani,
aggiunge due equivalenti: non v’è più bel
messo che se stesso; quel che tu
stesso puoi e dire e fare, che altri il
facci mai non aspettare. Nella stessa categoria di proverbi su “ozio e
lavoro” se ne trovano altri simili: chi
vuole presto e bene, faccia da sé; comanda,
e fai da te; chi per altrui mano
s’imbocca, tardi si satolla.
Ma quello ancora molto utilizzato nel linguaggio quotidiano
è: chi fa da sé, fa per tre.
In apparente contraddizione con
queste massime, troviamo un proverbio spesso usato nel linguaggio politico e
sindacale: l’unione fa la forza (ungh.
“egységben az erő”). Il Giusti ne
cita un antenato: tra fili fanno uno
spago. Una metafora simile la usò l’autorevole sindacalista della Cgil
Giuseppe Di Vittorio (1892-1957): per spiegare a un contadino dubbioso
l’utilità dell’azione collettiva, spezzò un rametto davanti ai suoi occhi; poi
legò insieme più rametti e li consegnò –
chiedendogli di spezzarli – al contadino, che
naturalmente non ci riuscì.
Come in questo caso, succede di
imbattersi in proverbi che sembrano affermare il contrario l’uno dell’altro. In
realtà, sono entrambi validi, ma in circostanze diverse.
Ecco perché serve un pizzico di
saggezza in più di quella suggerita da un proverbio: l’arguzia di comprendere
se è adatto alla circostanza.
Nessun commento:
Posta un commento