Continua il viaggio dedicato a chi desidera studiare l’ungherese (magyarul) in Italia.
Dopo la 1° tappa (il 16 giugno), dedicata all'editoria italiana, questa riguarda l’editoria ungherese, più attenta di quella italiana ai testi ungherese-italiano.
Naturalmente, le librerie ungheresi sono ben fornite di testi per apprendere la propria lingua. Anche in questo caso – come per l’editoria italiana – ho prodotto una bibliografia, che però non ha pretesa di completezza. Mi sono limitato ai testi sulla lingua ungherese utilizzati nelle università italiane e a qualche testo più semplice.
Come ho accennato nel precedente post, il libro di testo più diffuso in Italia è il Manuale della lingua ungherese di Pál Fábián (1970). Necessiterebbe di un aggiornamento, anche per tener conto degli americanismi che – nel frattempo – hanno invaso l’ungherese, fenomeno che Fábián cercò di arginare col “movimento per la difesa della lingua ungherese” (Nyelvművelő mozgalom).
Altri libri di testo importanti sono quelli di Durst (2005), Erdos-Prileszky (2010), Hegedus (2004), Hlavacska (2002), Korchamaros (2007).
Meno impegnativi, anche se non meno rigorosi, i testi di Fábián e Gheno (2003 e 1986) sulle locuzioni e i modi di dire della lingua italiana - un utile ausilio all’apprendimento dell’ungherese - oppure il sintetico testo di grammatica della Német (1997).
Segnalo anche due libri ungheresi sulla lingua italiana (non sono gli unici), reversibili nell’uso, cioè utilizzabili anche dagli italiani:
· AA.VV., Vigyázz, olasz! (Grimm, 2006)
· Király Rudolf, Tanuljunk kögyorsan olaszul! (G&A Kiadó, 1997)
Il primo è una raccolta di espressioni e frasi fatte del linguaggio verbale utilizzato nella vita quotidiana (parolacce comprese).
Il secondo è un facile testo per apprendere l’italiano partendo da esercizi in ungherese.
Per procurarsi i libri ungheresi, oltre che nelle librerie online, suggerisco ... l’Ungheria.
Budapest è piena di librerie e si raggiunge in aereo (da Milano in un’ora e mezza), spendendo anche solo 20 euro (A/R!) con un volo low cost. Gli ungheresi dicono: meg éri!, “ne vale la pena!”.
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