Aki
hazudik, az lop is (chi
mente, ruba anche), modo di dire ungherese corrispondente
all'italiano: chi
è bugiardo è ladro
(in latino “mendax est fur”). Da notare che, in ungherese,
menzogna e bugia (hazugság)
sono sinonimi, mentre in italiano la bugia in genere indica una
mancanza meno grave della menzogna.
È
un proverbio che dà un giudizio etico apparentemente inappellabile:
guardatevi da chi vi dice il falso, poiché potrebbe anche derubarvi!
E se guardiamo allo spazio pubblico, dove operano politici e manager,
non c'è dubbio che in molti casi ciò risulti vero. Hannah Arendt
notava che “l'abitudine a dire la verità non è mai stata
annoverata tra le virtù politiche, e le bugie sono sempre state
considerate strumenti giustificabili negli affari politici (La
menzogna in politica,
Marietti, 2006).
Ma
anche i proverbi vanno intesi con giudizio, non si applicano a tutte
le situazioni. Insomma, dipende… (“da che punto guardi il mondo
tutto dipende”, dice una canzone di Jarabe de Palo).
Dipende
dal contesto e dipende dal punto di vista.
Tutti
noi, fin da piccoli, abbiamo detto bugie: a volte a fin di bene, a
volte per il nostro esclusivo interesse (compreso il far del male ad
altri). Dovremmo avere la consapevolezza di saper distinguere… E
capire che, forse, c'è un legame dialettico: non c'è verità senza
falsità, come non c'è vita senza morte.
Filosofia
della bugia e storia della sincerità sono intrecciate, come
argomenta l'interessante saggio di Andrea Tagliapietra (Filosofia
della bugia,
Bruno Mondadori, 2008). Nell'introduzione di questo libro si afferma
che “la funzione critica della verità… assomiglia… alla
funzione creativa della bugia. (…) La verità
critica
nega il mondo 'così com'è', della consuetudine dei saperi e dei
poteri, la bugia
critica
inventa il mondo 'così come dovrebbe essere', ma intanto anch'essa
nega alla radice il mondo che c'è e il suo dominio. Dalla prima
nasce la filosofia come tradizione critica, dalla seconda nasce la
grande letteratura come avventura nei mondi possibili, come viaggio
in utopia”.
Non
bisogna arrivare ad elogiare la menzogna, ma bisogna pure guardarsi
da chi “ha la verità in tasca”.
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