Riproduzione grafica di Villa Seuso (Seuso palotája) |
Il ritrovamento di un tesoro nascosto é spesso avvolto dal
mistero, a volte diventa un ”affaire” (ügy)
internazionale, fonte di reportage o teorie cospirative.
É il caso del ”tesoro
di Seuso” (Seuso-kincs), in
mostra da ottobre a gennaio a Székesfehérvár, capoluogo della provincia
ungherese di Fejér. Si tratta di 7 pezzi di vasellame d’argento (la metá del tesoro
originale, ma la collezione completa ne doveva contare oltre un centinaio),
finemente decorati, risalenti al IV e V secolo d.C.
L’origine del tesoro é incerta, addirittura qualcuno ha
parlato di un tesoro ”fenicio”. Cosí il suo possesso é stato conteso da
Ungheria, Libano e perfino Croazia.
Il nome é quello che compare come proprietario nella scritta
in latino che circonda il medaglione centrale di uno dei piatti, dov’é
rappresentato un banchetto sulle rive del Pelso,
l’attuale lago Balaton (HEC SEVSO TIBI
DVRENT PER SAECVLA MVLTA POSTERIS VT PROSINT VASCVLA DIGNA TVIS, ”O Seuso che questi piccoli contenitori ti
appartengano per molti secoli e servano degnamente i tuoi discendenti”).
Si pensa che i pregiati pezzi – tra i piú importanti della
tardoantica toreutica (arte di lavorare i metalli in incavo e a rilievo) –
siano stati prodotti dagli stessi artigiani che crearono un trappiede d’argento
ritrovato nel 1873 presso Polgárdi (vicino al Balaton) e ora nella collezione
del Museo Nazionale Ungherese.
Quindi tale tesoro é probabilmente proveniente dalla
Pannonia, provincia a est dell’Impero Romano e attuale regione del Transdanubio
(Dunántúl) nell’Ungheria occidentale.
Il tesoro era conservato in un calderone di bronzo (datato
un secolo successivo), che lo ha preservato dall’ossidazione dopo che é stato
nascosto forse per sottrarlo a qualche razzia (all’epoca i magiari non si erano
ancora insediati nel bacino carpatico).
La storia che circola in Ungheria sul suo ritrovamento
racconta di un giovane soldato (archeologo dilettante), Sümegh József, che
l’avrebbe scoperto sepolto nella seconda metà degli anni ’70, ma non l’avrebbe
comunicato alle autoritá statali per venderlo sul mercato illegale.
Nel 1980 Spencer Compton, 7° Marchese di Northampton, compró
il tesoro da mercanti d’arte. Subito dopo, Sümegh (che aveva 24 anni) fu
ritrovato morto impiccato.
Il tesoro ricomparve nel 1990 in un’asta di Sotheby’s a New
York e si aprí un contenzioso legale a livello internazionale sulla sua
proprietá.
Nel marzo di quest’anno il primo ministro ungherese, Orbán
Viktor, ha annunciato che metá del tesoro é tornato ”a casa”, acquistato dal
governo ungherese per 15 milioni di euro, per esporlo nel Museo Nazionale di
Budapest (ma fino al giugno scorso era possibile visitarlo gratuitamente nel
Parlamento ungherese). L’obiettivo dichiarato, con un qualche orgoglio
nazionale utile in questo periodo elettorale (il 12 ottobre si é votato in
tutti i comuni ungheresi), é di riportare in Ungheria anche i restanti 7 pezzi
dell’”argenteria di famiglia”, ancora in mano a Lord Northampton .
Székesfehérvár – oltre 100mila abitanti, il nono centro
abitato dell’Ungheria per dimensioni – é la cittá dove venivano incoronati i re
ungheresi (Alba Regia). L’onore di
ospitare il tesoro lo deve alle ricerche archeologiche, ancora in corso, della
villa del senatore Seuso. Resti sono stati ritrovati nei pressi di Szabadbattyán,
a metá strada tra Székesfehérvár e Polgárdi, nella stessa zona della scoperta
di Sümegh (il piccolo borgo di Úrhida).
Il mistero pare quindi risolto, anche se il tesoro pannonico
é ancora diviso.
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