Babbo Natale in Ungheria si chiama Mikulás, da Miklós (Nicola). Più laicamente, Télapó, "Papà inverno".
Si festeggia dunque il 6 dicembre, giorno di San Nicola: vescovo bizantino del IV sec. d.C., nato in Anatolia, le cui spoglie sono a Bari dal tempo delle crociate e da cui è nato il mito di Santa Claus.
Si festeggia dunque il 6 dicembre, giorno di San Nicola: vescovo bizantino del IV sec. d.C., nato in Anatolia, le cui spoglie sono a Bari dal tempo delle crociate e da cui è nato il mito di Santa Claus.
Alimenta una tradizione simile a quella della nostra Befana
(6 gennaio) o di Santa Lucia (13 dicembre). I bambini ungheresi, la sera del 5
dicembre, lasciano scarpe o stivali davanti alla loro finestra, sperando di
trovare al mattino dolciumi e frutti (impacchettati in carta rossa) come premio
per essere stati buoni. In caso contrario, troveranno anche paglia e foglie,
lasciate dal diavoletto Krampusz.
Infatti, nel periodo dell’Avvento si può incontrare il buon Mikulás, con barba bianca e vestito
rosso, accompagnato da un piccolo diavolo in costume nero e qualche ramo secco
in mano per “punire” i monelli.
Però il Babbo Natale ungherese non porta i tradizionali doni
natalizi, cui “provvede” Gesù Bambino nella notte della vigilia di Natale (Szent este). Nelle stessa “santa sera”
si addobba l’albero di Natale (tra l’altro, con tipiche caramelle – szaloncukor – avvolte in carta colorata)
e si cena tutti assieme, mentre non è abitudine dare il presepe, che si trova
solo nelle chiese (dove i cattolici partecipano alla tradizionale messa di
mezzanotte).
L’atmosfera natalizia viene creata durante l’Avvento con la
creazione della tradizionale Ghirlanda (adventi
koszorú) che prevede 4 candele colorate (possibilmente tre viola e una
rossa) da accendere una alla settimana, da fine novembre in poi.
Il periodo a cavallo del solstizio
d’inverno è occasione, fin dall’epoca precristiana, per festeggiare con cibi
speciali e ricchi piatti. In particolare, per Natale (Korácsony) il pesce è un simbolo
del cristianesimo ma anche un porta fortuna: le sue scaglie sono come le
lenticchie, più sono e più soldi arriveranno! Per capodanno (újév napja)
o la notte di San Silvestro (Szilveszter
éjszakája), non può mancare la carne di
maiale, simbolo di abbondanza e fortuna.
Ecco un elenco di piatti tipici ungheresi per questo
periodo:
-
borleves,
zuppa di vino (dolce);
-
halászlé,
zuppa di pesce simile al gulyás, ma
con pesci d’acqua dolce anziché carni;
-
töltött káposzta,
involtini di cavolo, da servire con panna acida (tejföl);
-
rantott ponty,
carpa impanata fritta;
-
harcsa pörkölt,
spezzatino di pesce gatto, da servire con gnocchetti di pasta (galuska);
-
kacsasült,
anatra arrosto;
-
libasült, oca
arrosto;
-
pulykasült, tacchino
arrosto;
-
kocsonya,
carne in gelatina;
-
újév malacsült,
maiale arrosto di capodanno, da servire con lenticchie lessate (lencsefözelék);
-
zserbo szelet,
fetta di Gerbaud, dolce di origine francese;
-
bejgli, è il
“panettone” ungherese, un tradizionale rotolo di pasta dolce con differenti
farciture: noci (diós bejgli), semi
di papavero (mákos bejgli) o
castagne.
Allora, buon appetito! Jó étvágyat!
E non
dimenticate gli auguri.
Buona
Natale! Boldog Karácsonyt!
Felice
anno nuovo! Boldog új évet kívánok!
Oppure, poiché agli ungheresi piace accorciare
le parole e utilizzare gli acronimi (ottimi per SMS), scrivete in breve: Buék!,
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