I gemellaggi coinvolgono oggi oltre venti mila enti locali europei. L’Italia è al terzo posto, con quasi circa 2.800 gemellaggi (su otto mila comuni): 77 sono con l’Ungheria (v. elenco); in testa l’Emilia-Romagna, con 22 comuni e 3 province. Ancora più alta la percentuale di gemellaggi in Ungheria: sono oltre 1.700, su 3.152 comuni.
Oltre ai gemellaggi istituzionali, con tutto il mondo, ci sono anche quelli tra associazioni (sportive, culturali) e tra scuole (gemellaggi elettronici), oggi resi più facili da internet e incentivati dall’UE.
Come nascono e cosa rappresentano i gemellaggi, questa sorta di scambi culturali?
Liberté, Egalité, Fraternité è il motto – nato dalla Rivoluzione francese (1798) – che fonda le moderne democrazie e i diritti fondamentali dei cittadini. Da questa radice sono emerse due diverse concezioni dello stato, l’una liberale centrata sul principio di libertà e l’altra socialista centrata sul principio di uguaglianza. La contrapposizione tra queste appare superata, ma il mondo è ancora in cerca di un modello valido che combatta le disuguaglianze e insieme estenda le libertà.
Il principio di fraternità - “Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi; fate costantemente agli altri il bene che vorreste ricevere” - è rimasta in ombra. Ma dopo la tragedia di due guerre mondiali originate dall’Europa, forse si è compreso che occorre coltivare anche questo sentimento di solidarietà.
Sono i federalisti, che sognano l’Unione Europea, a fondare il Consiglio dei Comuni d’Europa (1951) per rafforzare la coesione delle autonomie locali. Così nascono i primi “gemellaggi”, che coinvolgono la gente comune, per mantenere la pace e sviluppare l’amicizia tra i popoli. Le comunità locali gemellate instaurano legami di solidarietà basati sulla conoscenza reciproca, lo scambio di esperienze, il dialogo e la cooperazione su questioni importanti del nostro tempo (ambiente, lavoro, beni comuni, giovani, inclusione sociale).
Da allora quell’idea ha fatto molta strada. Ma occorre una nuova forza propulsiva per fondare una piena cittadinanza europea e politiche di cooperazione: le istituzioni politiche europee devono essere espressione diretta del suffragio popolare; il modello europeo va ripensato per essere socialmente e ambientalmente sostenibile. Intanto, piccoli europeisti crescono ... con i gemellaggi.
Ma, in tempi di crisi europea, ci si può occupare di cultura e solidarietà? Forse è proprio la soluzione.
Nessun commento:
Posta un commento